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Conviene il tasso fisso o il tasso variabile?

Quando si contrae un debito, ad esempio un mutuo per acquistare la casa, occorre decidere se applicare il tasso fisso per il calcolo degli interessi o quello variabile.

Se nel recente passato questa scelta poteva essere fatta con maggiore serenità, grazie a tassi di interesse sostanzialmente prossimi allo zero, dall’estate 2022 stiamo assistendo a una progressiva stretta monetaria della BCE, con il periodico innalzamento dei tassi di interesse nel tentativo di contrastare l’inflazione.

Questa politica monetaria sta causando un aumento dei tassi di interesse, sia fissi che variabili, che richiede accurate valutazioni per scegliere la soluzione più adatta alla propria propensione al rischio e alla situazione finanziaria propria o del nucleo familiare.

In questo articolo vedremo nel dettaglio come vengono determinati tasso fisso e variabile e in che modo valutare la convenienza di una scelta rispetto all’altra.

Cos’è e come funziona il tasso fisso?

Il tasso fisso è un tasso di interesse applicato ai finanziamenti in una percentuale stabilita in partenza e che non varia nel corso del tempo.

Per stabilire l’entità del tasso, gli istituti bancari si basano sul valore dell’Eurirs (Euro Interest Rate Swap), che viene calcolato su base quotidiana e comunicato dalla Federazione Bancaria Europea. Il suo valore dipende dall’andamento di particolari derivati sui tassi, gli swap (letteralmente “scambio”), utilizzati dalle banche per proteggersi da possibili perdite.

Sul tema dei derivati, invitiamo a leggere anche il nostro approfondimento Cosa sono i contratti futures.

Cos’è e come funziona il tasso variabile?

Il tasso variabile, a differenza del fisso, può cambiare nel corso del periodo di rimborso del finanziamento, andando di fatto a modificare, al ribasso o al rialzo, l’entità dell’importo da rimborsare all’istituto di credito.

I parametri di riferimento in questo caso sono due:

  • Euribor (Euro Interest Bank Offered Rate): rispecchia il tasso medio delle transazioni finanziarie tra le principali banche europee;
  • tasso BCE: è l’interesse che la Banca centrale europea applica agli istituti di credito quando questi ultimi le chiedono denaro in prestito.

Anche questi dati vengono determinati quotidianamente e comunicati dalla Federazione Bancaria Europea.

A questo punto, è opportuno precisare che in molti casi è possibile optare per un tasso variabile con cap, una soluzione che consente di conoscere a priori quale sarà il massimo aumento possibile del tasso, oltre il quale anche in caso di ulteriori innalzamenti le rate (o il loro numero) non potrà crescere ulteriormente.

Leggi anche il nostro approfondimento Fondi pensione e tassi di interesse: facciamo chiarezza

Tasso fisso o tasso variabile: quale scegliere?

Non esiste una risposta univoca valida per tutti. La scelta dipende da una serie di fattori: dalle caratteristiche personali di chi contrae un debito all’andamento dell’economia e, dunque, agli annunci e alle previsioni sulla politica monetaria della Banca Centrale Europea.

Per prendere una decisione consapevole e informata, occorre dunque valutare vantaggi e svantaggi che le due opzioni portano con sé.

Pro e contro del tasso fisso

Partiamo dai vantaggi derivanti dalla scelta di un tasso fisso, che elenchiamo di seguito:

  • rate prevedibili: con il tasso fisso è chiaro fin da subito l’importo che dovrà essere restituito e dunque anche delle rate, sia per importo sia per numero di mensilità da riconoscere all’istituto di credito. Questo semplifica la gestione delle finanze familiari, dal momento che è sempre possibile sapere quanto si andrà a pagare e, di conseguenza, fare delle previsioni più accurate circa le proprie spese. Con il tasso fisso, infatti, un aumento dei tassi da parte della BCE non è un problema;
  • facilità di applicazione: si tratta di un meccanismo di semplice comprensione da parte dei debitori, che fin da subito conoscono con certezza l’entità delle rate da restituire.

Veniamo, ora, agli svantaggi del tasso fisso:

  • tasso iniziale più elevato: tendenzialmente il medesimo istituto bancario, a parità di tutte le altre condizioni (importo del finanziamento, reddito del debitore ecc.), applica un tasso fisso iniziale superiore al tasso variabile, dunque almeno nella fase iniziale del rimborso le rate saranno più elevate;
  • scarsa flessibilità: tasso fisso significa anche che la struttura del finanziamento resta rigida e, anche se tutela da un aumento dei tassi, impedisce al debitore di beneficiare di un eventuale ribasso degli stessi;
  • penalità: può accadere che talune banche applichino delle penalizzazioni in termini finanziari in caso di rimborso anticipato del finanziamento con tasso fisso.

Pro e contro del tasso variabile

Analizziamo, ora, vantaggi e svantaggi del tasso variabile, a partire dagli aspetti positivi:

  • tasso di interesse iniziale più basso: come detto, le banche, a parità di condizioni, tendono ad applicare un tasso variabile inizialmente più contenuto rispetto al tasso fisso, consentendo almeno nella prima fase di restituzione di beneficiare di rate finanziariamente più convenienti;
  • risparmio potenziale: se nel lungo periodo (peraltro tipico ad esempio di finanziamenti quali i mutui per l’acquisto di immobili) i tassi variabili restano più bassi di quelli fissi, i debitori possono accedere a una interessante opportunità di risparmio;
  • flessibilità: con il tasso variabile è possibile beneficiare di eventuali riduzioni dei tassi di interesse sul mercato, andando a far decrescere l’importo della rata.

Vediamo, quindi, i contro del tasso variabile da prendere in considerazione:

  • scarsa prevedibilità: nel biennio 2022-2023, purtroppo, lo hanno scoperto i debitori con mutui a tasso variabile. La variazione dei tassi di interesse rende l’entità delle rate scarsamente prevedibili, dunque in caso di aumenti può mettere in serie difficoltà i soggetti che devono restituirle;
  • rischio elevato per l’aumento dei tassi: si tratta di una scelta rischiosa per tutti i motivi già esposti, dunque occorre fare le opportune valutazioni anche sulla rata massima sopportabile in caso di incremento;
  • pianificazione finanziaria complessa: fare un piano delle proprie risorse può diventare un’operazione complessa, se in presenza dell’incertezza circa l’importo da restituire alla banca.

Conclusioni

Quindi, conviene il tasso fisso o il tasso variabile? Come spiegato, non esiste una risposta corretta valida per tutti.

Come sempre accade in qualunque questione che riguardi le finanze personali e/o familiari, occorre fare un’attenta analisi delle proprie esigenze, della situazione familiare in termini di reddito e patrimonio, dunque delle disponibilità economiche e degli obiettivi di vita, in modo da scegliere la soluzione più adatta.

Ad esempio, è possibile decidere valutando la propria propensione al rischio. Una persona con bassissima propensione al rischio preferirà il tasso fisso, che consente di sapere sempre quale sarà l’importo da restituire; viceversa, una persona con propensione alta sceglierà probabilmente il variabile contando sulle possibili variazioni al ribasso nel lungo periodo, per sfruttarne gli eventuali benefici finanziari.

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