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Quanto costano i contributi volontari per la pensione pubblica?

I contributi volontari sono una forma di contribuzione che il lavoratore effettua di tasca propria per integrare eventuali “buchi contributivi” e/o l’assegno pensionistico futuro.

In questo articolo scopriremo che cosa sono i contributi volontari INPS nel dettaglio, quali sono i requisiti per ottenere l’autorizzazione a versarli, in che modo farne richiesta.

Inoltre, vedremo quanto costa versare i contributi volontari e quali ragionamenti occorrerebbe fare valutando anche la previdenza complementare.

Contributi volontari: cosa sono?

I contributi volontari INPS sono contributi versati dal soggetto interessato, per coprire con la contribuzione i periodi durante i quali:

  • non svolge alcun tipo di attività lavorativa dipendente o autonoma (compresa quella parasubordinata);
  • ha chiesto brevi periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio;
  • ha stipulato un contratto part-time (orizzontale o verticale).

In sostanza, è una forma contributiva che serve a coprire tutti quei periodi in cui non si svolge un’attività lavorativa ma si desidera:

  • raggiungere i requisiti di assicurazione e di contribuzione necessari per raggiungere il diritto alla pensione pubblica;
  • incrementare l’importo dell’assegno pensionistico a cui si avrebbe diritto, se sono già stati raggiunti i requisiti contributivi richiesti.

Domanda per il versamento dei contributi volontari

Non è possibile versare i contributi volontari senza l’autorizzazione dell’INPS. Dunque occorre fare domanda, esclusivamente in via telematica, utilizzando uno dei seguenti canali:

  • online sul sito dell’INPS, utilizzando i servizi telematici attraverso le credenziali SPID o CIE (carta d’identità elettronica);
  • telefonicamente tramite il Contact Center INPS, chiamando il numero 803164, gratuito da rete fissa, o il numero 06164164 da rete mobile, a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico;
  • rivolgendosi ai patronati e a tutti gli intermediari dell’Istituto, usufruendo dei servizi telematici offerti dagli stessi.

Vediamo, ora, quali sono i requisiti necessari per richiedere l’autorizzazione.

Requisiti per l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari

Per ottenere l’autorizzazione da parte dell’INPS alla prosecuzione volontaria nel versamento dei contributi, occorre possedere uno dei seguenti requisiti:

  • almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali ovvero 60 contributi mensili) indipendentemente dalla collocazione temporale dei contributi versati;
  • almeno 3 anni di contribuzione nei cinque anni che precedono la data di presentazione della domanda.

I requisiti possono essere maturati mediante:

  • contribuzione obbligatoria, confluita anche mediante trasferimento o ricongiunzione;
  • riscatto, ad esempio il riscatto della laurea;
  • alcuni tipi di contribuzione figurativa (cassa integrazione, tubercolosi e aspettativa per motivi politici o sindacali).

Leggi i nostri approfondimenti:

Quanto costa un anno di contributi volontari INPS?

L’importo del versamento dei contributi volontari dipende dalla categoria di appartenenza dei lavoratori.

Vediamo, nel dettaglio, come funziona:

  • Dipendenti: l’importo settimanale è calcolato sulla base delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria, anche se non collocate temporalmente nell’anno immediatamente precedente la data di presentazione della domanda.
  • Autonomi (artigiani e commercianti): l’importo mensile viene determinato sulla media dei redditi da impresa denunciati ai fini IRPEF negli ultimi 36 mesi di contribuzione precedenti la data della domanda.
  • Coltivatori diretti: l’importo settimanale viene calcolato sulla base della media dei redditi degli ultimi tre anni di lavoro. Non può comunque essere inferiore a quello previsto per i lavoratori dipendenti.
  • Inoccupati: dal momento che non hanno una retribuzione alla quale fare riferimento per il calcolo della contribuzione volontaria, si applicano i minimali fissati dall’INPS.

Gli importi da versare per la contribuzione volontaria nel 2021 sono stati fissati dall’INPS con la circolare n. 27/2021.

Vediamo, in particolare, le cifre che riguardano dipendenti e inoccupati.

Quanto costano i contributi volontari per i dipendenti e gli inoccupati?

Per i lavoratori dipendenti l’aliquota contributiva da applicare agli importi settimanali è pari al:

  • 27,87% per coloro che sono stati autorizzati al versamento prima del 31 dicembre 1995;
  • 33% per le autorizzazioni dopo il 31 dicembre 1995.

La retribuzione minima settimanale è fissata a 206,23 euro, dunque l’importo dei contributi settimanali sarà pari ad almeno:

  • 57,48 euro per chi versa con aliquota del 27,87% (2.988,96 per un anno intero);
  • 68,06 euro per chi versa con aliquota del 33% (3.539,12 l’anno).

Questi minimali vengono applicati anche agli inoccupati.

Contributi volontari o previdenza complementare?

Abbiamo visto che un anno di contribuzione volontaria per un lavoratore dipendente con autorizzazione successiva al 31 dicembre 1995 costa almeno 3.539,12 euro.

Se l’obiettivo è avvicinarsi il più possibile al momento della pensione e integrare l’assegno pensionistico, è opportuno fare delle valutazioni circa la scelta alternativa della previdenza complementare.

Ricordiamo infatti che l’adesione al Fondo Pensione può consentire l’accesso alla RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata).

Per poterne fruire gli iscritti devono presentare i seguenti requisiti:

  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i 5 anni successivi alla richiesta;
  • maturazione del requisito contributivo complessivo nei regimi obbligatori di appartenenza di almeno 20 anni;
  • maturazione di 5 anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

In alternativa, la RITA è riconosciuta ai lavoratori con i seguenti requisiti:

  • inoccupazione, successiva alla cessazione dell’attività lavorativa, per un periodo di tempo superiore a 24 mesi;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i 10 anni successivi;
  • maturazione di 5 anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

Insomma, prima di fare una scelta bisognerebbe sempre valutare le diverse opportunità di impiego dei risparmi.

Leggi il nostro approfondimento RITA e lavoro: i chiarimenti della COVIP

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