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I contributi incassati dai fondi pensione sono cresciuti del 6%

La COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha pubblicato i dati di aggiornamento sulla previdenza complementare italiana nei primi nove mesi del 2023 dai quali emerge, dopo un 2022 complesso, un ritorno alla crescita, a partire dai contributi incassati dai fondi pensione.

In questo articolo analizzeremo i dati sulla contribuzione, osservando l’andamento delle diverse forme pensionistiche e, in particolare, quelli relativi ai fondi pensione negoziali.

Vedremo, poi, i risultati positivi dei rendimenti 2023, che sono tornati a crescere premiando la resilienza dei fondi e la costanza degli aderenti.

Infine, evidenzieremo l’importanza di avere sempre in mente un orizzonte temporale lungo per gli investimenti di natura previdenziale.

Crescono i contributi versati ai fondi pensione

Nei primi nove mesi del 2023 le diverse forme di previdenza complementare hanno incassato contributi per 9,8 miliardi di euro, con una crescita del 6% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Questa crescita riguarda tutte le forme pensionistiche. Nel dettaglio, si registra un aumento dell’8% dei contributi versati ai fondi pensione negoziali, del 6,4% per i fondi aperti e del 2,5% per i PIP (Piani Individuali Pensionistici).

Le risorse della previdenza complementare destinate alle prestazioni, nei primi nove mesi del 2023, toccano quota 215 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 205 miliardi di dicembre 2022.

Questo aumento si compone di due elementi:

  • il miglioramento dei rendimenti dei titoli in portafoglio;
  • il saldo positivo tra flussi contributivi e uscite per prestazioni.

Tra queste risorse individuiamo i 64,5 miliardi di euro dei fondi negoziali, in crescita del 5,6% rispetto a dicembre 2023, i 30,3 miliardi nei fondi aperti (+7,9%) e i 48 miliardi nei PIP (+5,4%).

Rendimenti dei fondi pensione: dati positivi nel 2023

Nei primi nove mesi del 2023 tutte le tipologie di forme pensionistiche e i relativi comparti di investimento segnano mediamente dati positivi, con picchi sulle gestioni a maggiore componente azionaria.

I comparti azionari, che presentano un rendimento potenziale maggiore nel lungo periodo a fronte di un livello di rischio più elevato, hanno infatti registrato rendimenti medi pari al:

  • 4,5% nei fondi negoziali;
  • 5,5% nei fondi aperti;
  • 6% nei PIP.

I comparti bilanciati vedono una crescita più contenuta, per via soprattutto della natura di questo tipo di linea di investimento (che prevede una composizione del portafoglio divisa sostanzialmente egualmente tra azioni e obbligazioni). Nel dettaglio:

  • 2,1 per cento nei fondi negoziali;
  • 3 per cento nei fondi aperti;
  • 2,2% nei PIP.

I rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti, infine, si attestano mediamente tra l’1 e il 2%, in linea con l’obiettivo di queste linee, cioè ottenere rendimenti almeno pari al tasso di rivalutazione del TFR.

Un 2023 che torna alla crescita, e conferma l’importanza di una strategia di medio lungo termine quando si parla di investimenti previdenziali.

COVIP propone infatti un’analisi dei dati a più ampio respiro, considerando il decennio che va dal 2013 ai primi nove mesi del 2023.

Con questo orizzonte temporale più coerente con il risparmio previdenziale, vediamo che:

  • i comparti a maggiore contenuto azionario si attestano intorno al 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche;
  • per le linee bilanciate, i rendimenti medi vanno dall’1,8% dei PIP, al 2,7 dei fondi negoziali e al 3 dei fondi aperti;
  • le linee garantite e quelle obbligazionarie pure mostrano rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori.

Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è stata pari al 2,4%.

Per approfondire il tema della resilienza dei fondi pensione, invitiamo a leggere anche il nostro articolo Come i fondi pensione resistono alle crisi finanziarie?

Fondi pensione: l’importanza di un orizzonte temporale lungo

I dati COVIP mostrano l’importanza dell’orizzonte temporale negli investimenti dedicati alla previdenza integrativa. Il lungo termine è un fattore rilevante per chi sceglie di aderire a un fondo pensione e vuole trarne il massimo beneficio, senza subire i condizionamenti delle contingenze.

Avere davanti a sé un orizzonte lungo, ad esempio perché si aderisce al fondo pensione in giovane età o fin dal primo impiego, consente un maggior accumulo di risorse e l’opportunità di sfruttare il tempo per mitigare le eventuali fasi di crisi che potrebbero manifestarsi negli anni.

Un arco temporale ampio, inoltre, permette di optare nei primi anni per comparti di investimento con un più elevato livello di rischio e di conseguenza alti rendimenti, come abbiamo visto analizzando i dati COVIP, e in seguito di ridurre rischio e rendimenti man mano che ci si approssima al pensionamento.

Dunque prima si inizia a contribuire, maggiori saranno i rendimenti conseguiti, ottenendo un assegno pensionistico integrativo più sostanzioso.

Invitiamo a leggere anche il nostro approfondimento Perché i giovani dovrebbero aderire a un fondo pensione.

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