Home > Blog di Priamo > Pensione anticipata: come può influenzare il proprio fondo pensione

Il blog di Priamo

Pensione anticipata: come può influenzare il proprio fondo pensione

Sono tanti i motivi per cui un lavoratore decide di anticipare il momento del pensionamento. Il sistema pensionistico pubblico italiano offre una serie di opportunità per uscire dal mercato del lavoro ben prima del compimento del sessantasettesimo anno di età (67 anni è l’età anagrafica che rappresenta la regola generale per l’accesso alla pensione).

Tuttavia, andare prima in pensione può avere delle ripercussioni finanziarie anche sul fronte della previdenza complementare, dunque occorre fare le opportune valutazioni.

In questo articolo vedremo quando si può andare in pensione anticipata, dopodiché analizzeremo in che modo l’età di un aderente a un fondo pensione può incidere sia sul montante accumulato sia sull’importo della rendita riconosciuta dal fondo al momento della prestazione finale.

Infine, vedremo se è possibile continuare a contribuire al fondo pensione anche dopo il pensionamento e quali sono i vantaggi riconosciuti all’aderente nel caso in cui decida di farlo.

Quando si può andare in pensione anticipata?

In Italia, l’età per accedere al pensionamento è fissata a 67 anni. Tuttavia, esistono diverse opportunità per accedere alla pensione pubblica in via anticipata.

Vediamo, in sintesi, le principali:

  • si può andare in pensione anche se si ha meno di 67 anni di età ma con un’anzianità contributiva pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne, a cui si aggiungono ulteriori 3 mesi di finestra;
  • è possibile accedere a Quota 103, come previsto dalla Legge di Bilancio 2023, che consente di andare in pensione a chi ha almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi;
  • chi svolge un lavoro usurante, può richiedere un anticipo pensionistico che varia in base all’attività svolta che, nel caso più favorevole, può consentire un’uscita con una anzianità contributiva minima di 35 anni e un'età minima pari a 61 anni e 7 mesi;
  • inoltre, a determinate condizioni, è possibile accedere ad altre forme di anticipo pensionistico come l’Ape sociale, Opzione donna, Quota 41 (per chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni), e così via.

Dunque sono diverse le opzioni disponibili per andare in pensione prima del compimento dei 67 anni.

Tuttavia, se il pensionando è iscritto a una forma di previdenza complementare, e in particolare a un fondo pensione, dovrebbe fare delle riflessioni circa la contestuale richiesta di pensione integrativa oppure la permanenza nel fondo dopo il congedo dal lavoro.

Leggi anche il nostro approfondimento Quando vado in pensione? Come rispondere a questa domanda

Pensione anticipata e contributi al fondo pensione

La prima riflessione da fare riguarda il raggiungimento del proprio obiettivo previdenziale, fissato al momento dell’adesione al fondo pensione.

Quando si sceglie di affidare i propri risparmi a un fondo pensione, l'obiettivo è chiaro: integrare la pensione pubblica in modo da cercare di non pregiudicare il proprio tenore di vita al momento del pensionamento.

Dunque, richiedere la pensione integrativa contestualmente al congedo anticipato di lavoro può interrompere il percorso di costituzione del montante accumulato, prima di giungere all’obiettivo fissato inizialmente.

Per farla semplice, una pensione integrativa ottenuta in anticipo significa minori contributi versati e di conseguenza un importo percepito inferiore rispetto a quanto progettato.

Inoltre, la trasformazione in rendita della posizione individuale accumulata vede tra le variabili prese in considerazione l’età dell’aderente. Più è giovane, minore sarà l’importo periodico corrisposto.

Vediamo nel dettaglio.

Pensione anticipata e calcolo della rendita del fondo pensione

Per calcolare la rendita di un fondo pensione occorre procedere con quella che viene definita “conversione del capitale”, cioè del montante accumulato fino al momento della prestazione, composto dai contributi versati sotto forma di TFR, dai contributi del lavoratore e dagli eventuali contributi a carico del datore di lavoro, al netto di imposte e costi di gestione.

Per fare questo calcolo occorre moltiplicare il montante per il cosiddetto coefficiente di conversione, che si compone di diverse variabili:

  • età del pensionando;
  • andamento demografico della popolazione italiana, in particolare della speranza di vita, cioè dell’età media di sopravvivenza (nel 2022 stimata dall’ISTAT in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne);
  • sesso del pensionando, dal momento che la speranza di vita differisce tra uomini e donne.

In estrema sintesi, l’importo della rendita crescerà al crescere di:

  • età del pensionando;
  • capitale accumulato.

Ecco perché, in caso di pensione pubblica anticipata, occorre fare le opportune valutazioni, magari anche facendo delle simulazioni circa l’importo che si andrà a percepire a seconda dell’età e del capitale accumulato. A tale scopo, il Fondo Priamo mette a disposizione degli aderenti un motore di calcolo della rendita sempre aggiornato, che applica i coefficienti di conversione adeguati ai dati inseriti.

Leggi anche il nostro approfondimento Come viene calcolata la rendita di un fondo pensione

Restare nel fondo negoziale dopo il pensionamento

Se, dopo aver effettuato le simulazioni, l’aderente ritiene che la pensione integrativa non sia ancora sufficiente ai propri scopi, può scegliere di restare nel fondo anche dopo il pensionamento.

Detto questo, bisogna far attenzione ad alcuni vincoli temporali legati alla contribuzione dopo il pensionamento:

  • l’aderente può continuare a versare i propri contributi soltanto a condizione che, al momento del pensionamento, sia iscritto al fondo da almeno un anno (ad esempio chi va in pensione a 62 anni con Quota 103 deve essere iscritto almeno da quando di anni ne aveva 61);
  • il periodo di partecipazione minima al fondo per maturare il diritto a ricevere la pensione integrativa è pari ad almeno cinque anni (l’aderente del nostro esempio potrà dunque richiedere la pensione integrativa a partire dai 66 anni).

Scegliere di continuare a contribuire al fondo pensione anche dopo il congedo dal lavoro comporta una serie di indubbi vantaggi; vediamoli uno per uno:

  • permane la possibilità di applicare la deduzione dei contributi versati fino al limite massimo di 5.164,57 euro all’anno, in modo da abbattere il reddito imponibile e versare minori imposte per ogni anno aggiuntivo di permanenza nel fondo;
  • il fondo pensione resta una forma di investimento vantaggiosa anche dopo la pensione, per via della tassazione agevolata che si applica ai rendimenti, a cui si applica un’aliquota del 12,5% per i Titoli di Stato e del 20% per gli altri strumenti finanziari (a differenza dell’aliquota del 26% che si applica a tutte le altre tipologie di investimento);
  • restare per più tempo nel fondo consente anche di ottimizzare l’imposizione fiscale sulla prestazione finale, dal momento che alla pensione integrativa si applica un’imposta del 15%, che si riduce dello 0,30% per ciascun anno aggiuntivo oltre il quindicesimo, fino a toccare l’imposta minima del 9%;
  • maggiore è il tempo di permanenza nel fondo, maggiore sarà l’importo della prestazione finale.

Insomma, si tratta di riflessioni utili non solo a chi va in pensione anticipata, ma anche a coloro che maturano i requisiti per la pensione senza accedere a nessuna opzione per l’anticipo.

Scopri tutti i vantaggi del Fondo Priamo. Contattaci!

Il campi segnalati da (*) sono obbligatori

Articoli correlati