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Bias di conferma e scelte finanziarie: quali sono i rischi?

I bias di conferma sono pregiudizi che condizionano le nostre scelte di vita, incluse quelle finanziarie. Per scardinarli, al fine di limitare i rischi che ne derivano, è molto importante conoscerli e attivare una serie di strategie, a partire dall’esercizio quotidiano del pensiero critico.

In questo articolo vedremo che cosa si intende per bias di conferma, partendo dalla loro definizione e illustrando alcuni esempi di comportamenti indotti da questa forma di pregiudizio.

Scopriremo, poi, la relazione tra i bias di conferma e la finanza comportamentale, una branca della finanza che integra studi economici e psicologici e che è valsa ben tre premi Nobel per l’economia in anni recenti.

Infine, vedremo quali sono i rischi finanziari in cui risparmiatori e investitori possono incorrere se fanno scelte guidate esclusivamente dai propri bias di conferma.

Cosa si intende per bias di conferma?

Partiamo dalla definizione di bias di conferma che ci fornisce il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), per poi approfondire questo concetto:

“la tendenza per cui ricerchiamo e valorizziamo informazioni che confermano ciò di cui siamo già convinti, ignorando, sminuendo o evitando le evidenze contrarie.”

In sostanza, tendiamo a ricercare informazioni, dichiarazioni, documentazioni e prove che avvalorino le nostre tesi e credenze, che confermino ciò che riteniamo sia corretto.

Viceversa, tendiamo a evitare persone, informazioni, notizie e documenti che smentiscono ciò che pensiamo, ci mettono in una posizione scomoda, inducendoci ad esempio all’autocritica, andando contro le nostre tesi di partenza.

Il bias di conferma è un atteggiamento che riguarda in misura maggiore o minore tutti noi e che può causare non pochi danni, anche di tipo finanziario.

Per superare i limiti indotti dai bias è dunque necessario allenarsi al pensiero critico, alla ricerca di complessità e di informazioni oggettivamente valide, andando oltre le proprie credenze, sensazioni ed emozioni, come paura e avidità, che, come vedremo, troppo spesso guidano anche le scelte finanziarie.

Vediamo un paio di esempi pratici di applicazione dei bias di conferma in finanza:

  • i risparmiatori che non investono affatto i propri risparmi, mantenendoli sui conti correnti e dunque esponendoli al rischio inflazionistico, nella convinzione che i mercati finanziari siano assolutamente pericolosi e utilizzando le notizie sulle crisi finanziaria (come quella del 2007) per avvalorare le proprie tesi, ignorando invece che le fasi di crescita dei mercati sono molto più frequenti;
  • gli investitori che puntano esclusivamente su obbligazioni e titoli di Stato, ritenendo (erroneamente) che queste tipologie di investimenti non possano in alcun modo subire perdite.

Bias di conferma e finanza comportamentale

I bias di conferma sono studiati da una branca della finanza relativamente giovane, definita finanza comportamentale. Si tratta dell’applicazione della psicologia alle scelte finanziarie, introdotta negli anni '70 e '80 del secolo scorso, a partire dalle ricerche degli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky che, con l'assistenza dell'economista Robert J. Shiller, condussero una serie di studi per dimostrare che i mercati finanziari non sono un ambito perfettamente razionale, ma che subiscono le influenze derivanti dalle emozioni e dal subconscio degli investitori.

Varie scoperte in materia di finanza comportamentale hanno portato all’assegnazione di diversi premi Nobel per l’economia:

  • nel 2002, proprio allo psicologo Daniel Kahneman, per aver integrato, grazie agli studi condotti con il suo collega Amos Tverskyi (deceduto nel 1996), i risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni di incertezza;
  • nel 2013, a Robert Shiller, per i suoi lavori di finanza comportamentale;
  • nel 2017, all'economista Richard Thaler, che ha elaborato la teoria del nudge, (che tradotto letteralmente significa “spinta gentile”), usata per orientare le persone verso comportamenti virtuosi facendo leva su alcuni atteggiamenti diffusi, quali ad esempio la pigrizia a cambiare la scelta automatica (ad esempio mantenendo un operatore telefonico o energetico sebbene ci costi molto più dei concorrenti).

Insomma, la finanza comportamentale, e le tecniche di riconoscimento dei comportamenti potenzialmente dannosi in termini di scelte finanziarie, puntano a ridurre i rischi che gli investitori corrono quando basano le proprie decisioni su credenze, paure infondate, semplice avidità o selezione delle informazioni basate, appunto, sui bias di conferma.

Leggi anche il nostro approfondimento Come ottenere il massimo dal proprio fondo pensione.

Bias di conferma e rischi nelle scelte finanziarie

Dopo aver spiegato, sinteticamente, cosa sono i bias di conferma e cosa prevede la finanza comportamentale, analizziamo quali possono essere le ripercussioni pratiche sulle scelte finanziarie, in termini di rischi per i propri risparmi.

Sono tre le possibili conseguenze negative individuate in caso di decisioni guidate dalle distorsioni cognitive definite bias di conferma:

1. Opportunità mancate

Il primo rischio è rappresentato dal non investire affatto, nella convinzione che potremmo perdere in tutto o in parte i nostri risparmi; tuttavia, non investire il proprio denaro potrebbe comportare due conseguenze:

  • mancati guadagni, che potrebbero derivare da un’opportuna pianificazione finanziaria;
  • perdita del potere di acquisto dei propri risparmi, in fasi di forte spinta inflazionistica.

Di fatto, vivendo nella paura si prende comunque una decisione sul proprio denaro che ha delle conseguenze, pur credendo di essere al sicuro.

Lo stesso discorso vale per chi investe, ma solo in prodotti che crede preservino il suo capitale (come nel nostro esempio di obbligazioni e titoli di Stato), precludendosi qualsiasi opportunità di maggiori guadagni.

2. Bolle speculative

Se nelle mancate opportunità il sentimento in gioco è quello della paura, per i rischi legati alle bolle speculative il sentimento è quello dell’avidità, che non ci lascia nemmeno intravedere i pericoli derivanti da investimenti all’apparenza redditizi e in continua crescita.

Un caso di studio è la cosiddetta bolla di Internet del 2000, che portò numerosi investitori a credere in un miraggio di crescita continua dei titoli tecnologici e che, di fatto, contribuirono a gonfiare la bolla stessa, che poi scoppiò lasciando nelle mani dei risparmiatori meno accorti soltanto carta straccia e un grave deterioramento dei propri capitali.

Questi investitori non diedero peso alle voci, peraltro sempre più numerose, che denunciavano la presenza di una bolla speculativa, avvertendo che il momento dello scoppio era vicino, ma ascoltavano soltanto chi prometteva rendimenti ingenti e in continua crescita.

3. Mancata diversificazione

Tra i due estremi, cioè il mancato investimento o l’impiego di tutti i propri risparmi in ottica speculativa, c’è la pianificazione finanziaria, e dunque un’adeguata politica di diversificazione che ottimizzi il rapporto tra rischi e rendimenti, limitando e mitigando le possibili perdite.

Se ci si affida ai propri bias cognitivi è facile perdere l’equilibrio e finire per concentrare il proprio portafoglio su un unico strumento finanziario o su pochi investimenti non ben diversificati, esponendosi sia alle mancate opportunità sia alle bolle speculative.

Leggi anche il nostro approfondimento Perché è così importante diversificare gli investimenti.

Conclusioni

Concludiamo ricordando che, se il nostro obiettivo di risparmio è di tipo previdenziale, dunque punta a integrare l’assegno pubblico al momento del pensionamento, in Italia la scelta ideale è quella di affidarsi ai fondi pensione negoziali, che sul fronte dei bias cognitivi offre una serie di vantaggi:

  • diversificazione degli investimenti, con anche l’opportunità di scegliere, come nel caso del Fondo Priamo, tra diversi comparti con rapporti rischio/rendimento più o meno elevati;
  • gestione razionale delle risorse, senza subire le potenziali conseguenze di scelte dettate da pregiudizi cognitivi;
  • scelte finanziarie affidate a professionisti del settore, che possono contare su strumenti di analisi e informativi difficilmente accessibili, anche in termini di tempo disponibile oltre che di competenze, per i singoli investitori.

I fondi pensione rappresentano già di per sé un ottimo strumento per contrastare le conseguenze negative dei bias di conferma.

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