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IRPEF 2025: le nuove aliquote

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato quanto previsto dalla riforma fiscale introdotta nel 2024, cioè una riduzione di aliquote e scaglioni IRPEF, che passano definitivamente da 4 a 3.

Questo provvedimento comporta il consolidamento della riduzione dell’imposta da versare a favore, in particolare, dei soggetti che rientrano nella fascia di reddito compresa tra 15 mila e 28 mila euro, ma con un impatto anche sui redditi più elevati, come vedremo.

In questo articolo illustreremo le nuove aliquote e gli scaglioni IRPEF previsti per il 2025 e i relativi riferimenti normativi. Per chiarire meglio il passaggio da 4 a 3 aliquote, vedremo poi due esempi numerici che mostrano le modalità di calcolo dell’IRPEF con l’applicazione degli scaglioni.

Infine, scopriremo in che modo le deduzioni IRPEF riconosciute agli iscritti a un fondo pensione incidono sulla riduzione dell’imponibile, dunque sull’imposta finale da versare.

Aliquote IRPEF: nel 2025 confermato il passaggio da 4 a 3

L'IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) è regolata dal DPR 22 dicembre 1986, n. 917, denominato Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), e presenta le seguenti caratteristiche:

  • si applica sui redditi fondiari, di capitale, di lavoro dipendente, di lavoro autonomo, di impresa e redditi diversi;
  • è progressiva, poiché colpisce il reddito con aliquote crescenti che dipendono dagli scaglioni di reddito stesso;
  • l’imponibile si determina al netto degli oneri deducibili (ad esempio i contributi versati al fondo pensione);
  • l’imposta si calcola al netto delle detrazioni (ad esempio le spese sanitarie).

Il decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, su “Attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi”, prevede, tra i diversi provvedimenti inseriti, la riduzione delle aliquote IRPEF, e dei relativi scaglioni, da 4 a 3 a partire dal 2024.

La Legge di Bilancio 2025 e la circolare 4/E del 2025 dell’Agenzia delle Entrate confermano in via definitiva tale provvedimento, stabilizzando le aliquote IRPEF su tre scaglioni:

  • 23% per i redditi fino a 28 mila euro;
  • 35% per i redditi superiori a 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% sopra i 50mila euro.

In sostanza, le nuove previsioni per il 2025 e gli anni seguenti confermano quanto già stabilito per il solo anno 2024, dunque:

  • gli scaglioni e le relative aliquote passano definitivamente da quattro a tre;
  • il primo scaglione di reddito è innalzato a 28.000 euro, a parità di aliquota al 23%, assorbendo il precedente secondo scaglione;
  • l’aliquota al 25%, in precedenza applicabile al secondo scaglione, per i redditi oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, è stata soppressa;
  • il secondo e il terzo scaglione, con le rispettive aliquote, sono rimasti invariati rispetto ai precedenti terzo e quarto scaglione.

Ne consegue un ampliamento della platea interessata dal primo scaglione.

IRPEF 2023 e 2025: esempi numerici

Come detto, la riduzione del numero delle aliquote e degli scaglioni ha un impatto significativo soprattutto per i redditi compresi tra 15 mila e 28 mila euro, poiché fino al 2023 in questa fascia avevamo uno scaglione aggiuntivo con aliquota d’imposta pari al 25%.

Vediamo un paio di esempi numerici, ricordando che a ogni situazione reddituale e personale, applicando deduzioni e detrazioni, corrispondono risultati diversi a parità di reddito.

Per questo motivo, nei nostri esempi prenderemo come dati il solo reddito lordo e le aliquote IRPEF.

Partiamo da un esempio relativo a un reddito di 25 mila euro e calcoliamo l’IRPEF sulla base dei 4 scaglioni in vigore fino al 2023:

  • applicando l’aliquota del 23% ai primi 15mila euro, otteniamo un’imposta pari a 3.450 euro;
  • ai 10mila euro residui applichiamo l’aliquota del 25%, ottenendo un’imposta pari a 2.500 euro;
  • l’imposta da versare - senza considerare deduzioni e detrazioni spettanti - ammonta dunque a 5.950 euro.

Applicando le aliquote in vigore a partire dal 2024, e considerando dunque un’aliquota unica pari al 23%, il nostro contribuente andrà a versare una IRPEF pari a 5.750, con un risparmio rispetto all’anno precedente pari a 200 euro.

Prendiamo, ora, a titolo di esempio un soggetto con un reddito di 60 mila euro e calcoliamo l’IRPEF sulla base dei 4 scaglioni 2023:

  • applichiamo il 23% ai primi 15mila euro e otteniamo un’imposta pari a 3.450 euro;
  • applichiamo l’aliquota del 25% sulla differenza tra 28mila e 15mila euro (13 mila euro), con un’imposta pari a 3.250 euro;
  • applichiamo ora l’aliquota del 35% sulla differenza tra 50 mila e 28 mila euro (22 mila euro), con un’imposta pari a 7.700 euro;
  • in ultimo, applichiamo l’aliquota del 43% sui rimanenti 10 mila euro, con un’imposta pari a 4.300 euro;
  • in totale, avremo un’IRPEF di 18.700 euro.

Applichiamo, ora, le 3 nuove aliquote:

  • applichiamo l’aliquota del 23% ai primi 28 mila euro e otteniamo un’imposta pari a 6.440 euro;
  • applichiamo poi l’aliquota al 35% sulla differenza tra 50 mila e 28 mila euro (22 mila euro), ottenendo un’imposta pari a 7.700 euro;
  • applicando l’aliquota del 43% sui rimanenti 10 mila euro, avremo un’imposta pari a 4.300 euro;
  • avremo pertanto un’IRPEF totale di 18.440 euro, con un risparmio rispetto al 2023 di 260 euro.

Detrazioni IRPEF 2025: limiti e nuove regole per i redditi elevati

La Legge di Bilancio è intervenuta non solo sugli scaglioni IRPEF, ma anche sulle detrazioni fiscali, ovvero la possibilità di ridurre l’imposta dovuta attraverso specifiche spese (come quelle sanitarie, ad esempio).

A partire dal periodo d’imposta 2025, per i redditi più elevati vengono introdotti tetti massimi agli oneri detraibili:

  • reddito complessivo superiore a 75.000 euro: detrazioni massime pari a 14.000 euro.
  • reddito complessivo superiore a 100.000 euro: detrazioni massime pari a 8.000 euro.

Il limite detraibile viene modulato in base al coefficiente familiare, secondo questi moltiplicatori:

  • 0,50 per contribuenti senza figli;
  • 0,70 con un figlio;
  • 0,85 con due figli;
  • 1,00 con più di due figli o almeno un figlio disabile.

Restano escluse dai limiti le spese sanitarie, mentre tutte le altre, comprese quelle per ristrutturazioni edilizie, concorrono al raggiungimento della soglia massima.

Questo nuovo meccanismo risulta meno conveniente per i contribuenti con molte spese detraibili, specialmente quelli senza figli, che vedranno ridursi drasticamente il beneficio fiscale. In questo scenario, può diventare strategico ripensare la pianificazione fiscale, ad esempio valutando la contribuzione a un fondo pensione per abbattere reddito imponibile e imposta da versare, come verrà approfondito nel prossimo paragrafo.

Deduzione IRPEF Fondo Priamo

Tra le deduzioni possibili, che vanno ad abbattere il reddito imponibile ai fini IRPEF, rientrano anche i contributi versati nel corso dell’anno al fondo pensione da parte dell’aderente. Di conseguenza, versare i propri risparmi in un fondo pensione non solo consente di costruire un’entrata integrativa rispetto all’assegno pensionistico pubblico, ma può contribuire a ridurre l’IRPEF da pagare.

Nel dettaglio, l’aderente a un fondo pensione come Priamo può dedurre, in dichiarazione dei redditi, 730 o modello Redditi, i contributi versati per un importo massimo di 5.164,57 euro per ciascun anno.

Dunque, chi è iscritto a un fondo pensione negoziale può recuperare, in sede di dichiarazione dei redditi, una parte degli importi versati per la propria pensione integrativa.

Vediamo due esempi, con o senza fondo pensione, applicando le aliquote IRPEF previste per il 2024.

Ipotizziamo un soggetto con un reddito pari a 40 mila euro, non iscritto ad alcun fondo pensione complementare, e vediamo a quanto ammonta l'imposta:

  • applichiamo l’aliquota del 23% ai primi 28 mila euro e otteniamo un’imposta pari a 6.440 euro;
  • applichiamo ora l’aliquota del 35% sui restanti 12 mila euro, con imposta pari a 4.200 euro;
  • otterremo un’imposta totale da versare pari a 10.640 euro.

Prendiamo, adesso, a titolo di esempio un soggetto con un reddito sempre pari a 40 mila euro, ma iscritto a un fondo pensione con contributi pari a 5 mila euro all’anno, e calcoliamo l’imposta con un passaggio aggiuntivo:

  • per prima cosa abbattiamo il reddito imponibile deducendo i 5 mila euro di contributi versati al fondo pensione, dunque calcoleremo l’IRPEF su 35mila euro anziché sugli iniziali 40 mila euro;
  • applichiamo ora l’aliquota del 23% ai primi 28 mila euro e otteniamo un’imposta pari a 6.440 euro;
  • applichiamo poi l’aliquota del 35% sui restanti 7 mila euro, con un’imposta pari a 2.450 euro;
  • otterremo così un’imposta totale da versare pari a 8.890 euro, con un risparmio fiscale pari a 1.750 euro.

Come emerge dall’esempio, l’opportunità di dedurre i contributi versati dal reddito imponibile va a incidere direttamente sull’aliquota corrispondente allo scaglione più alto, con un notevole beneficio fiscale per l’aderente al fondo pensione.

A tal proposito, invitiamo a leggere anche il nostro articolo Dove inserire la deduzione fondo pensione nel 730.

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