Negli articoli del nostro blog abbiamo più volte ricordato la natura di fondo pensione negoziale del Fondo Priamo, sottolineando la differenza con altre forme di previdenza complementare.
In effetti, quando si parla di fondo negoziale è importante spiegare che si tratta di una tipologia di fondo pensione, consentito dalla normativa vigente, che si rivolge solo ad alcune categorie di individui e non a una platea vasta e indistinta.
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Per questo motivo, abbiamo deciso di scrivere una guida rapida, nella quale spiegare cos’è e come funziona un fondo pensione negoziale.
La definizione di fondo pensione negoziale più accurata è quella fornita dalla COVIP, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, che sovrintende alle attività degli operatori della previdenza complementare.
“Il fondo pensione negoziale è una forma di previdenza complementare rivolta ai lavoratori dipendenti privati o pubblici costituito in base all’iniziativa delle parti sociali mediante accordi collettivi a qualunque livello, nonché per effetto di regolamenti aziendali o di accordi fra lavoratori autonomi o liberi professionisti promossi dai sindacati o dalle associazioni di rilievo almeno regionale.”
Un fondo pensione negoziale, quindi, viene costituito da sindacati e associazioni datoriali, e previsto all’interno dei CCNL di categoria.
Il Fondo Priamo, ad esempio, è stato istituito con accordo nazionale del 23 aprile del 1998, sottoscritto da Federtrasporti, FENIT (ora ASSTRA), ANAC (ora ANAV) e FILT (CGIL), FIT (CISL), UILTRASPORTI.
La COVIP continua poi dicendo:
“È aperto all’adesione dei lavoratori appartenenti a imprese, gruppi di imprese o enti, settori o categorie, comparti o raggruppamenti per i quali trova applicazione l’accordo istitutivo. Per i lavoratori dipendenti, gli accordi collettivi e i regolamenti aziendali individuano la misura minima del contributo del datore di lavoro e dei lavoratori.”
Cosa vuol dire?
Che possono aderire a un fondo pensione negoziale solo i lavoratori di imprese che applicano un determinato CCNL che, a sua volta, ne prevede l’iscrizione.
Per questo motivo vengono anche definiti fondi pensione “chiusi”, in contrapposizione a quelli aperti, ai quali possono accedere invece tutti i cittadini.
Il Fondo Priamo, ad esempio, è riservato ai lavoratori dipendenti addetti ai servizi di Trasporto Pubblico e ai lavoratori dei settori affini.
A differenza dei fondi pensione aperti o di altre forme di previdenza complementare, i fondi negoziali non hanno scopo di lucro e
hanno normalmente natura di associazione.
Il loro obiettivo primario, infatti, consiste nell’offrire al lavoratore iscritto le migliori condizioni possibili per la propria pensione complementare.
Quando previsto, il lavoratore può decidere se far confluire nel fondo pensione negoziale previsto dal suo CCNL o accordo collettivo il TFR (Trattamenti di fine rapporto) - tramite adesione esplicita, entro 6 mesi dall’assunzione, o con adesione tacita, se entro quel termine non esprime la propria volontà - altrimenti accumulato in azienda ed erogato al termine del rapporto lavorativo tramite quella che, comunemente, chiamiamo liquidazione.
Leggi anche l’articolo TFR in azienda o in un fondo pensione: come scegliere?
In alcuni casi esplicitamente previsti dal proprio CCNL, inoltre, l’iscrizione avviene in automatico, tramite la cosiddetta adesione contrattuale.
Ad esempio, i lavoratori assunti con il CCNL Autoferrotranvieri Internavigatori (Mobilità/TPL) e Noleggio Autobus con conducente e le relative attività correlate aderiscono al Fondo Priamo tramite questa modalità.
Il rinnovo del contratto ha esteso le tutele di welfare, riconoscendo a tutti i lavoratori del settore un contributo da parte dell'azienda destinato alla previdenza integrativa.
Quando l’azienda conferisce il contributo sopra indicato, il lavoratore diventa a tutti gli effetti un aderente del Fondo, ovvero un iscritto contrattuale.
Scopri come aderire al Fondo Priamo, cliccando qui.
Volendo, è possibile aggiungere un contributo volontario del lavoratore, al quale si somma poi quello del datore di lavoro, in modo da accumulare una somma maggiore per la pensione integrativa futura.
Approfondiamo quanto emerso dalla relazione annuale COVIP del 2023, analizzando gli indicatori socio-demografici relativi agli aderenti alla previdenza complementare.
Secondo il Rapporto Edufin 2023 il 17% del campione analizzato risulta iscritto alla previdenza complementare. Approfondiamo.
Solo circa il 17% degli italiani ha aderito a fondi negoziali, aperti o PIP. Ecco le ragioni della mancata adesione.
Vediamo perché è fondamentale promuovere le conoscenza e incentivare l’adesione alla previdenza complementare.
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