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Come aumentare la pensione integrativa

La pensione integrativa può diventare un efficace sostegno e fonte di benessere oltre a quella pubblica, se progettata in maniera opportuna e costruita con attenzione nel tempo.

Per aumentare la pensione integrativa, e raggiungere i propri obiettivi di risparmio previdenziale, i fondi pensione negoziali come Priamo offrono ai lavoratori aderenti una serie di opzioni da attivare, che vedremo più nel dettaglio nel corso di questo articolo.

Innanzitutto, scopriremo come funziona il contributo individuale mensile del lavoratore da affiancare al TFR conferito alla previdenza complementare. Analizzeremo, poi, l’interessante beneficio derivante dal contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro.

Vedremo, inoltre, come funziona la possibilità di versare dei contributi volontari una tantum, ma anche in che modo scegliere il comparto più adatto in base al periodo di permanenza nel fondo, in modo da ottimizzare i vantaggi dell’adesione.

Infine, scopriremo come sfruttare il motore di calcolo per stimare la pensione integrativa e prendere le decisioni sulla base di dati concreti.

Come aumentare la pensione integrativa: non solo TFR

La previdenza complementare in generale, e i fondi pensione negoziali come Fondo Priamo in particolare, rappresentano gli strumenti più adatti per costruire la propria pensione integrativa futura, un progetto che può iniziare tramite la destinazione al fondo pensione del proprio TFR da parte dei lavoratori dipendenti.

Questi ultimi, infatti, possono scegliere di destinare il Trattamento di Fine Rapporto al fondo pensione negoziale, in modo da avere un accantonamento annuo automatico che non incide nel presente, dal momento che il TFR comunque non viene pagato mensilmente al lavoratore, ma liquidato al termine del rapporto lavorativo.

Tuttavia, per dare maggiore consistenza al proprio obiettivo in termini di pensione integrativa, probabilmente il solo TFR non basta. Ecco che i fondi pensione negoziali, come Priamo, offrono agli aderenti diverse opportunità per incrementare l’importo della pensione integrativa al momento del pensionamento.

Leggi anche il nostro approfondimento Come aumentare la pensione se troppo bassa

1. Contributi individuali del lavoratore

Innanzitutto, oltre al conferimento al fondo del TFR, il lavoratore può scegliere di versare un contributo minimo a suo carico, previsto dagli accordi collettivi.

La contribuzione minima si determina in percentuale sulla retribuzione; il datore di lavoro la trattiene mensilmente e la versa al fondo pensione, unitamente al TFR.

Qual è la misura percentuale minima dei contributi? Nel caso di Fondo Priamo, dipende dallo specifico contratto di lavoro.

Facciamo alcuni esempi:

  • per i lavoratori dipendenti cui si applica il CCNL del trasporto pubblico locale, la percentuale è del 2%;
  • per i lavoratori dipendenti cui si applica il CCNL per gli addetti per gli impianti di trasporto a fune, 1,5%;
  • per i lavoratori dipendenti cui si applica il CCNL dipendenti da imprese attività esercenti attività di noleggio autobus con conducente, 1%;
  • per i lavoratori di autoscuole e studi di consulenza automobilistica, 1%;
  • per i lavoratori delle agenzie marittime, 1%.

Le percentuali, come detto, sono minime, questo significa che il lavoratore, in qualsiasi momento, può scegliere di incrementare la percentuale di retribuzione che intende destinare alla propria pensione integrativa, aumentandone così l’importo finale.

Per conoscere tutte le modalità di calcolo e le percentuali di contribuzione previste a seconda del contratto di lavoro, vai alla nostra pagina Quanto contribuire.

2. Contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro

Un notevole vantaggio, riconosciuto ai lavoratori iscritti a un fondo negoziale come Priamo, consiste nella possibilità di attivare il contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro, che viene quindi finanziato direttamente dall’azienda e va ad accumularsi nella posizione individuale del lavoratore.

Per ottenere questo beneficio, il lavoratore oltre al TFR deve attivare la contribuzione minima a suo carico di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.

Il contributo a carico dell’azienda, come quello minimo del lavoratore, rientra tra quelli deducibili in dichiarazione dei redditi e il suo importo può essere sottratto al reddito imponibile per il conteggio delle imposte annuali. Ricordiamo inoltre che esiste un tetto massimo ai contributi deducibili annualmente, pari a 5.164,57 euro.

Ciò significa che il datore di lavoro versa il contributo e il lavoratore:

  • vede crescere il montante del fondo pensione;
  • deduce annualmente gli importi versati dal datore di lavoro.


Anche in questo caso, l’entità della contribuzione dipende dal contratto di lavoro, ad esempio:

  • lavoratori dipendenti cui si applica il CCNL del trasporto pubblico locale, 2%;
  • addetti per gli impianti di trasporto a fune, 2%;
  • dipendenti da imprese attività esercenti attività di noleggio autobus con conducente, 1%;
  • lavoratori di autoscuole e studi di consulenza automobilistica, 1,5%;
  • lavoratori delle agenzie marittime, 1%.

Precisiamo, infine, che se il lavoratore sceglie di innalzare l’aliquota del suo contributo individuale, lo stesso non avverrà per il contributo del datore di lavoro, la cui aliquota resta fissa indipendentemente dall’entità dei versamenti dei lavoratori.

Leggi anche il nostro approfondimento Come funziona il contributo dell'azienda al fondo pensione.

3. Contributo volontario una tantum

La contribuzione volontaria una tantum consiste nella possibilità di versare al fondo pensione delle somme aggiuntive da destinare alla previdenza complementare, oltre al TFR, agli eventuali contributi individuali mensili e al contributo aggiuntivo del datore di lavoro.

Grazie a questa forma di contribuzione, cresce dunque il montante complessivo su cui, al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento, verrà determinato l’importo dell’assegno pensionistico integrativo.

Ricordiamo, a tal proposito, che ai contributi versati si applica l’interesse composto. Ciò significa che più è elevato il capitale versato, più crescono i rendimenti, i quali a loro volta si sommano al montante su cui si accumuleranno ulteriori rendimenti.

Quindi, al crescere della posizione, cresce l’accumulo di fondi per la pensione integrativa, sia in termini di capitale che di rendimenti.

Occorre, infine, sapere che anche questa forma di contribuzione - che potremmo definire “occasionale” - concorre all’ottenimento della deduzione in dichiarazione dei redditi entro il limite dei 5.164,57 euro annui.

Leggi anche il nostro approfondimento Come funziona la contribuzione volontaria una tantum al fondo pensione?

4. Scelta del comparto di investimento

L’ultima azione utile a ottimizzare i risultati del fondo pensione, e dunque ad aumentare la pensione integrativa nel lungo termine, è la scelta del comparto di investimento a cui destinare il proprio capitale. I fondi multicomparto come Priamo, infatti, presentano diverse linee di investimento che si adattano alle diverse esigenze degli iscritti in termini, ad esempio, di rapporto rischio-rendimento.

I comparti di Priamo tra cui scegliere sono i seguenti:

  • Garantito Protezione: rientra tra i comparti garantiti, appunto, e in esso confluiscono anche i flussi di TFR tacitamente conferiti e il contributo versato dalle Aziende per le adesioni contrattuali;
  • Bilanciato Prudenza: linea di investimento nella categoria bilanciata con una moderata esposizione al rischio.
  • Bilanciato Sviluppo: linea di investimento nella categoria bilanciata che presenta una maggiore esposizione al rischio e rendimenti più elevati nel lungo periodo.

Abbiamo elencato i comparti in ordine crescente per rischio e rendimento. Tipicamente, in giovane età l’aderente potrebbe optare per le linee di investimento maggiormente rischiose e redditizie, per sfruttare nel miglior modo possibile l’orizzonte temporale lungo a disposizione, per poi passare gradualmente a comparti meno rischiosi fino a giungere a quello garantito, in modo da consolidare il montante accumulato in prossimità del pensionamento.

Leggi anche il nostro approfondimento Come vengono investiti i contributi dal Fondo Pensione

Motore di calcolo per stimare la pensione integrativa

Fin qui abbiamo visto tutte le azioni che è possibile compiere al fine di ottenere la pensione integrativa desiderata. L’aderente può attivarle tutte, sceglierne alcune, o combinarle fra loro per raggiungere il proprio obiettivo.

Per prendere delle decisioni ben ponderate, è però opportuno fare delle simulazioni circa l’importo che si andrà a percepire a seconda del montante accumulato nel tempo. Per questo motivo, Fondo Priamo mette a disposizione degli aderenti un motore di calcolo della rendita sempre aggiornato.

In questo modo è possibile fare delle proiezioni per comprendere quali sono le necessità in termini di accantonamento per accumulare un capitale che restituisca in fase di prestazione finale una pensione integrativa adeguata alle aspettative dell’aderente.

Avendo chiaro l’importo necessario, il lavoratore potrà rimodulare i propri contributi, scegliere di fare dei versamenti puntuali oppure modificare il comparto di investimento, sulla base dell’obiettivo finanziario da raggiungere.

Per approfondire vai alla nostra pagina Stima la tua pensione.

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