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Chi può andare in pensione nel 2024?

La risposta è: dipende. L’accesso alla pensione nel 2024 dipende infatti dai requisiti che i lavoratori matureranno entro l’anno, o hanno maturato, in termini di anzianità anagrafica e contributiva.

Inoltre, possono influire il genere di appartenenza e la tipologia di lavoro svolto, dal momento che esistono possibilità di anticipo per le donne o per chi svolge mestieri particolarmente gravosi.

In questo articolo analizzeremo quali sono i requisiti necessari per accedere alla pensione di vecchiaia e quali sono, invece, le opportunità di anticipo disponibili nel 2024 e chi ne ha diritto.

Infine, vedremo che il fondo pensione negoziale, oltre alla possibilità di costruire una pensione integrativa a quella pubblica, consente l’accesso alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), una prestazione utile a chi si trova in particolari condizioni come, ad esempio, una disoccupazione prolungata in prossimità del pensionamento.

Requisiti per la pensione di vecchiaia nel 2024

Partiamo dalla pensione di vecchiaia ordinaria, che interessa la totalità di lavoratrici e lavoratori, a differenza degli anticipi, che riguardano, come vedremo, platee più ristrette.

Per il 2024 l’età anagrafica per accedere alla pensione di vecchiaia è pari a 67 anni. Dunque, chiunque compia o abbia già compiuto 67 anni nel 2024, ha diritto ad accedere alla pensione:

  • di vecchiaia, per lavoratrici e lavoratori, con assegno determinato con i metodi retributivo, contributivo o misto, a seconda dell’anno in cui hanno iniziato a versare i propri contributi;
  • assegno sociale, per chi non ha mai lavorato (per il 2024 ammonta a 534,41 euro al mese).

Per la pensione di vecchiaia, inoltre, occorre possedere anche un’anzianità contributiva di 20 anni.

Attenzione! Ai lavoratori contributivi puri, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996, è richiesto un requisito aggiuntivo: l’assegno pensionistico mensile deve essere almeno pari al trattamento minimo, che per il 2024 è pari a 598,61 euro.

Ricordiamo che la pensione minima riguarda coloro che hanno una situazione contributiva tale per cui l’assegno pensionistico non raggiunge un importo, minimo appunto, che viene fissato annualmente.

In sostanza, lo Stato italiano definisce una cifra di base per le pensioni da lavoro, e chi, con i propri contributi, non raggiunge quella cifra, ha diritto a un’integrazione che gli consenta di percepire il trattamento minimo. Per fare un esempio, se un soggetto, sulla base dei contributi versati, ha diritto a una pensione di 400 euro al mese, nel 2023 percepirà un’integrazione di 198,61 euro affinché l’assegno pensionistico raggiunga la cifra minima stabilita per tutti.

Chiudiamo con la pensione di vecchiaia contributiva, che spetta a chi ha almeno 71 anni di età e 5 anni di contributi.

Leggi anche il nostro articolo Qual è la differenza tra pensione contributiva e retributiva.

Pensione anticipata nel 2024: quali possibilità?

Dopo aver illustrato le modalità di pensionamento “ordinarie”, andiamo adesso ad analizzare tutte le possibilità che il nostro ordinamento offre per anticipare il momento del congedo dal lavoro nel 2024.

1. Pensione anticipata

Veniamo alla pensione anticipata, concessa indipendentemente dall’età del richiedente, purché questo sia in possesso dei seguenti requisiti contributivi:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi per le donne.

Bisogna, però, fare attenzione alla cosiddetta finestra mobile: la decorrenza della pensione è fissata a tre mesi dopo la maturazione del requisito.

Facciamo l’esempio di una lavoratrice che, a marzo 2024, ha totalizzato 41 anni e 10 mesi di contributi. In questo caso, la sua pensione anticipata decorrerà da giugno 2024.

2. Pensione anticipata contributiva

Per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996, dunque i cosiddetti contributivi, il pensionamento anticipato è previsto se nel 2024 presentano i seguenti requisiti:

  • 64 anni di età anagrafica;
  • 20 di contributi;
  • assegno pensionistico di importo pari ad almeno 3 volte l'assegno sociale per tutti, che scende a 2,8 volte per le donne con 1 figlio e a 2,6 volte per le donne con almeno 2 figli.

In questo caso, occorre anche sapere che l’assegno è soggetto a un tetto massimo, pari a 5 volte il minimo.

Ricordiamo ancora una volta che per il 2024:

  • l’assegno sociale è fissato a 534,41 euro al mese;
  • l’assegno minimo è fissato a 598,61 euro.

3. Quota 103

Nel 2024 non tutti i lavoratori che raggiungono la cosiddetta Quota 103, ovvero 62 anni di età e 41 di contributi, hanno diritto ad anticipare il pensionamento. Questo perché la finestra di uscita, ovvero il periodo tra la maturazione dei requisiti e l’effettivo pensionamento, è stata fissata secondo i seguenti criteri:

  • 7 mesi per i lavoratori privati, dunque può congedarsi soltanto chi ha maturato i requisiti entro maggio 2024;
  • 9 mesi per chi lavora nel pubblico, quindi riguarda solo chi ha maturato i requisiti entro marzo 2024.

Occorre inoltre sapere che l’importo dell’assegno viene calcolato con il metodo contributivo anche per gli anni maturati nel retributivo e che esso non potrà superare di 4 volte l’importo della pensione minima, fino al raggiungimento dei 67 anni di età (quella prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia).

4. Opzione Donna

Le lavoratrici hanno un’opportunità di uscita anticipata, sebbene con requisiti molto stringenti. Innanzitutto, devono essere disoccupate, invalide almeno al 74% o caregiver di familiari disabili. Non si tratta, pertanto, di un’opzione aperta a tutte le lavoratrici in generale.

Se appartenenti a queste categorie, nel 2024 le donne possono congedarsi dal lavoro se hanno maturato almeno 35 anni di anzianità contributiva e un requisito anagrafico che varia a seconda che siano o meno madri:

  • 59 anni se hanno almeno due figli;
  • 60 anni se hanno un figlio;
  • 61 anni in assenza di figli.

5. Ape Sociale

L’APE Sociale è dedicato a soggetti che si trovano in situazioni particolari; in particolare:

  • disoccupati;
  • caregiver di familiari con disabilità;
  • soggetti con invalidità almeno al 74%;
  • persone che svolgono lavori gravosi (operai edili, infermieri, badanti, ecc…).

In questo caso, si può anticipare il pensionamento nel 2024 se si raggiungono i seguenti requisiti:

  • 65 anni e 5 mesi di età;
  • 30 anni di contributi, a eccezione dei lavoratori con occupazioni gravose, per i quali il requisito sale a 36 anni.

L’assegno non può superare i 1.500 euro mensili fino al raggiungimento di 67 anni di età.

6. Lavori precoci

Chi ha iniziato a lavorare prima di diventare maggiorenne ha l’opportunità di anticipare il pensionamento nel 2024 se nel corso matura 41 anni di contributi e ha lavorato almeno 12 mesi prima di compiere 19 anni.

Tuttavia, l’opzione non riguarda tutti i lavoratori precoci, ma soltanto quelli che rientrano nelle categorie individuate per l’accesso all’APE Sociale.

7. Lavori gravosi e usuranti

Ci sono poi alcune professioni fisicamente insostenibili in età avanzata, che il nostro ordinamento definisce come gravose, nel dettaglio:

  • professori di scuola primaria, pre-primaria e professioni assimilate;
  • tecnici della salute;
  • addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate;
  • professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
  • operatori della cura estetica;
  • professioni qualificate nei servizi personali e assimilati;
  • artigiani, operai specializzati, agricoltori;
  • conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
  • operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
  • conduttori di forni e altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati;
  • conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
  • operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e per la fabbricazione di prodotti derivati dalla chimica;
  • conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque;
  • conduttori di mulini e impastatrici;
  • conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali;
  • operai semi-qualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
  • operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare;
  • conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
  • personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci;
  • personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
  • portantini e professioni assimilate;
  • professioni non qualificate nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
  • professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.

Sono, invece, considerati usuranti i seguenti impieghi:

  • lavoratori notturni a turni e/o per l’intero anno;
  • addetti alla cosiddetta “linea catena”;
  • conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo;
  • lavoratori in galleria, cava o miniera, con mansioni svolte in sotterraneo;
  • lavoratori nelle cave, con mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
  • lavoratori nelle gallerie, con mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento;
  • lavoratori in cassoni ad aria compressa;
  • palombari;
  • lavoratori con mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti a operazioni di colata manuale;
  • lavoratori con mansioni di soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
  • lavoratori che operano in spazi ristretti e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, con mansioni svolte all’interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
  • lavoratori con mansioni di asportazione dell’amianto.

Precisiamo che si tratta di elenchi soggetti ad una revisione periodica, con nuovi inserimenti che si sono aggiunti nel corso degli anni.

Chi svolge un lavoro gravoso può anticipare il pensionamento:

  • a 66 anni e 7 mesi di età se raggiunge i 30 anni di contributi;
  • con l’APE Sociale se possiede 36 anni di contributi e 65 anni e 5 mesi di età.

Per i lavori usuranti l’anticipo riguarda tutti coloro che nel 2024 matura 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi.

Pensione anticipata e fondo pensione: la RITA

Chi ha aderito a un fondo pensione negoziale come Priamo, e si trova in situazioni particolari, ha la possibilità di beneficiare di un’ulteriore opportunità: la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA).

Hanno diritto di accesso alla RITA gli aderenti in possesso dei seguenti requisiti:

  • cessazione dell’attività lavorativa,
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia i cinque anni successivi alla richiesta, dunque nel 2024 il soggetto interessato deve avere almeno 62 anni;
  • maturazione requisito contributivo complessivo nei regimi obbligatori di appartenenza di almeno 20 anni;
  • maturazione di cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

In alternativa, la RITA è riconosciuta ai lavoratori con i seguenti requisiti:

  • inoccupazione, successiva alla cessazione dell’attività lavorativa, per un periodo di tempo superiore a ventiquattro mesi;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia i dieci anni successivi (dunque nel 2024 ci vuole un’età pari ad almeno 57 anni);
  • maturazione di cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

In sostanza, l’adesione al fondo pensione non solo consente di ottenere una pensione integrativa a sostegno del proprio tenore di vita una volta raggiunta la pensione, ma diviene una forma di tutela particolarmente importante anche prima del pensionamento, ad esempio per far fronte a una fase di disoccupazione in prossimità dell’uscita dal mercato del lavoro.

Leggi anche il nostro articolo RITA e lavoro: i chiarimenti della COVIP.

Temi: Pensione

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