Circa 6 milioni di italiani andranno in pensione nei prossimi dieci anni, secondo quanto evidenziato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) in una recente audizione parlamentare (23 settembre 2025). Questo vero e proprio “esodo previdenziale” minaccia di ridefinire il futuro economico e sociale del Paese.
In questo articolo, analizzeremo innanzitutto l’entità di questo dato e le sue possibili ripercussioni, approfondendo il quadro illustrato dal Presidente INAPP nel corso dell’audizione parlamentare.
Indagheremo poi le crisi interconnesse che scaturiscono da quella demografica, con impatti diretti sul lavoro, sui redditi e sulla tenuta delle comunità.
Scopriremo in che modo questi fattori minano la serenità previdenziale degli italiani, compromettendo in particolare il tasso di sostituzione (il rapporto percentuale tra primo assegno pensionistico e ultimo stipendio).
Infine, spiegheremo con quali modalità la previdenza complementare risponde fin da subito a queste criticità, offrendo una serie di benefici concreti a chi sceglie di avviare un percorso di integrazione pensionistica.
Il dato di 6 milioni di nuovi pensionati in soli dieci anni rappresenta una vera e propria "bomba a orologeria" per l’intero sistema previdenziale, sociale ed economico italiano.
La radice del problema risiede nella transizione demografica: un aumento progressivo degli anziani si unisce a un calo continuo delle nascite. Ciò significa che la quantità di persone in età lavorativa, che contribuiscono con i loro versamenti al sistema, si riduce costantemente rispetto al numero crescente di pensionati che percepiscono una pensione.
Oggi, il sistema previdenziale si regge sulla contribuzione dei lavoratori attivi. Nei prossimi anni, quel sostegno sarà sempre meno consistente a fronte di un esodo di 6 milioni di persone dal mercato del lavoro. Questa pressione crescente non solo pone un serio problema di sostenibilità, ma minaccia anche la tenuta economica e sociale del Paese.
In sostanza, la sfida non è solo previdenziale, ma coinvolge tutta la società italiana, chiamata a reagire a un cambiamento storico che richiede risposte immediate e strutturali.
La relazione INAPP, diffusa in occasione dell'audizione parlamentare, fornisce un'analisi dettagliata e allarmante della situazione demografica e lavorativa italiana.
Nella prossima decade, ben 6,1 milioni di lavoratori italiani (nella fascia d'età 50-59 anni) andranno in pensione.
Il problema centrale è che il mercato del lavoro non dispone di risorse sufficienti per sostituirli. La popolazione tra i 20 e i 29 anni, stimata a circa 6 milioni di persone, è infatti insufficiente a garantire una sostituzione completa.
Questo squilibrio sta rapidamente deteriorando il rapporto tra lavoratori attivi (coloro che versano i contributi) e pensionati (coloro che li percepiscono). Se un tempo il sistema era sostenuto da un numero superiore di contribuenti, oggi questa proporzione è a rischio.
La situazione è destinata a peggiorare nel lungo termine. Secondo l'OECD Employment outlook 2025, la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) in Italia diminuirà del 34% entro il 2060.
Questo declino implica una pressione crescente e insostenibile sul sistema previdenziale e sociale, con meno contribuenti chiamati a sostenere un numero sempre maggiore di beneficiari. L'urgenza di adottare politiche efficaci per incrementare la popolazione attiva e garantire la stabilità economica è, di conseguenza, concreta.
Lo scenario che emerge dai dati INAPP non si limita a un unico problema, ma rivela una complessa combinazione di cinque crisi interconnesse che rendono la situazione italiana particolarmente fragile:
Queste cinque crisi non sono entità separate, ma si alimentano reciprocamente, rendendo la sfida italiana di vasta portata. Affrontarle richiede urgentemente una visione integrata e azioni tempestive che coinvolgano più settori della società e dell'economia.
Il tasso di sostituzione è un concetto fondamentale per comprendere cosa attendersi dalla pensione. Si tratta, come anticipato prima, del rapporto percentuale tra l’importo della prima pensione percepita e l’ultimo stipendio da lavoratore.
In pratica, indica quanto la pensione sarà capace di sostituire il reddito da lavoro (ed è quasi sempre inferiore al 100%).
Le proiezioni della Ragioneria generale dello Stato, in linea con i dati allarmanti dell’INAPP, mostrano un calo inesorabile di questo indicatore nei prossimi decenni.
Ad esempio, analizzando i dati per un lavoratore dipendente del settore privato con 38 anni di contributi, si evidenzia un netto tracollo nel potere d'acquisto della pensione:
Questo calo è direttamente attribuibile al passaggio dal metodo di calcolo della pensione retributivo (basato sull'ultimo stipendio) a quello contributivo (basato sui contributi versati nell’arco dell’intera vita lavorativa).
Il calcolo contributivo è stato introdotto proprio come risposta strutturale al crollo demografico e al conseguente deterioramento del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati, rendendo il sistema più sostenibile finanziariamente. Il suo impatto sul tasso di sostituzione mostra chiaramente come la crisi demografica si traduca in una crisi previdenziale che riduce significativamente il futuro potere d’acquisto.
Per far fronte al rischio di un tasso di sostituzione ridotto e a un sistema pensionistico pubblico sotto crescente pressione, la previdenza complementare rappresenta una risposta fondamentale.
Non è più solo un'opzione, ma una integrazione essenziale da costruire nel tempo per colmare il divario della pensione pubblica.
Questo sistema è caratterizzato da alcuni benefici principali che lo rendono uno strumento finanziario strategico:
Un esempio concreto è Priamo, il fondo pensione negoziale per i lavoratori del settore trasporto pubblico, che offre un’opportunità di previdenza complementare sostenibile e trasparente. Aderire a un fondo come Priamo permette di tutelare il proprio futuro economico con consapevolezza e responsabilità.
La transizione demografica, evidenziata dai dati INAPP, pone l’Italia di fronte a una sfida senza precedenti. Con 6 milioni di nuovi pensionati in arrivo nei prossimi dieci anni, il sistema previdenziale e sociale è chiamato a rinnovarsi per garantire sostenibilità ed equità.
Il messaggio emerso è inequivocabile: non è più possibile rimandare le azioni necessarie. La previdenza complementare non è più uno strumento semplicemente consigliabile, ma si presenta come una scelta indispensabile per integrare la pensione pubblica e assicurare una qualità della vita adeguata in età avanzata.
Essere consapevoli delle dinamiche in corso e adottare una strategia previdenziale attiva oggi è la chiave per un futuro più sereno. La scelta di costruire una pensione integrativa, attraverso fondi come Priamo, è una decisione responsabile che tutela non solo il singolo, ma contribuisce anche alla stabilità economica e sociale del Paese.
Cos'è il montante contributivo e come si costruisce? Scopri come cresce, i vantaggi fiscali e le opzioni al momento del pensionamento.
Secondo l'ISTAT, nel 2024 la spesa previdenziale italiana ha raggiunto i 400,4 miliardi di euro, di cui oltre l'80% è assorbito dagli assegni pensionistici.
Carriera frammentata? Ecco come riunire i contributi INPS con cumulo, ricongiunzione e totalizzazione. Guida e confronto.
Come funziona Quota 97,6? Requisiti, tempistiche e regole INPS per il pensionamento anticipato dei lavoratori impegnati in attività usuranti.
Scopri tutti i vantaggi del Fondo Priamo. Contattaci!
Il campi segnalati da (*) sono obbligatori