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Buoni fruttiferi: cosa sono, come funzionano, quanto rendono

Conoscere bene gli strumenti di investimento è un passaggio importante da fare prima di puntare i propri risparmi su un prodotto anziché su un altro.

Tra gli strumenti di investimento "base" presenti nel nostro Paese, figurano i buoni fruttiferi postali, che occorre conoscere in tutte le loro caratteristiche anche per depurare le proprie competenze da credenze legate alla loro presenza storica sul mercato, dal momento che la loro introduzione risale a quasi 100 anni fa.

In questo articolo scopriremo in dettaglio cosa sono i buoni fruttiferi, come funzionano, quali sono i rendimenti, ma anche la loro storia confrontata all’attualità. Vedremo inoltre come possono essere sottoscritti, per quale motivo il rimborso immediato può essere un’arma a doppio taglio e perché bisogna chiarire bene i propri obiettivi di risparmio prima di sottoscrivere qualsiasi prodotto/servizio.

Cosa sono i buoni fruttiferi?

I buoni fruttiferi postali (BFP) sono strumenti di investimento emessi da Cassa Depositi e Prestiti SpA (CDP), un'istituzione finanziaria italiana controllata dallo Stato sotto forma di società per azioni, e collocati in esclusiva da Poste Italiane.

Introdotti nel nostro Paese nel 1924, essi godono di una “reputazione” molto buona principalmente perché sono ritenuti molto poco rischiosi e perché, negli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, offrivano rendimenti molto interessanti a fronte, appunto, di un rischio bassissimo.

Trattandosi di prodotti emessi da una società controllata dallo Stato sono considerati molto sicuri, dunque appetibili per risparmiatori inesperti comunque in cerca di un rendimento anche minimo, o per coloro che hanno una propensione al rischio molto bassa.

Ma in 100 anni, e in particolare negli ultimi 30/40, le cose sono cambiate. Gli strumenti di investimento si sono evoluti e moltiplicati ed è sempre più importante investire avendo ben presenti i propri obiettivi, in modo da scegliere il prodotto più adatto. Ecco perché è importante avere una maggiore consapevolezza in materia.

Come funzionano i buoni fruttiferi?

Il funzionamento dei buoni fruttiferi è piuttosto semplice. Il risparmiatore versa una cifra, anche esigua dal momento che la soglia minima è tipicamente pari a 50 euro, e questa matura interessi in base ad alcune variabili:

  • importo investito (ovviamente maggiore è la cifra, più alti saranno i rendimenti ottenuti);
  • durata del buono, che può essere a medio o lungo termine;
  • tipologia del buono sottoscritto, dal momento che ne esistono diversi legati, ad esempio al periodo di permanenza o all’età dell’investitore.

Come accennato, la durata dei buoni è variabile e può andare dai 3 ai 20 anni, a seconda del prodotto e delle esigenze e disponibilità del risparmiatore.

Detto questo, i BFP presentano le seguenti caratteristiche:

  • garanzia dello Stato, dal momento che sono emessi da un ente controllato dallo Stato italiano che funge da garante per la loro solvibilità;
  • sottoscrizione e rimborso non hanno costi, al netto delle imposte applicate ai rendimenti, pari al 12,50%, cioè la medesima aliquota applicata ai Titoli di Stato;
  • esenzione dall’imposta di successione.

Quanto rendono i buoni fruttiferi?

Veniamo al rendimento dei BFP, aspetto rilevante quando si valuta uno strumento di investimento.

Nell’immaginario comune i buoni fruttiferi sono investimenti sicuri ma anche piuttosto redditizi; questo può portare a sottoscriverli senza informarsi molto sullo stato attuale dei rendimenti, che non è più quello di un tempo (quando, ad esempio, si riusciva nel lungo periodo quasi a raddoppiare l’importo investito).

Attualmente, vista la comune garanzia statale, a parità di rischio i buoni fruttiferi rendono comunque meno dei BTP (Buoni del Tesoro Pluriennali), ovvero i Titoli di Stato.

Analizzando le attuali offerte presenti sul portale di Poste Italiane, rileviamo un rendimento minimo lordo a scadenza, cioè se si attende fino al termine, pari all’1,5% per i buoni a 3 anni, fino a un 4,5% per il prodotto riservato ai minori, ma soltanto se si sottoscrive un buono fin dalla nascita del bambino e con una permanenza di almeno 16 anni.

Insomma, parliamo di guadagni che possono diventare interessanti soltanto se si investe un capitale considerevole e non piccole cifre.

Leggi anche il nostro approfondimento Cosa sono e come funzionano BOT e BTP

Come si sottoscrivono i buoni fruttiferi?

Abbiamo visto che i buoni fruttiferi sono emessi da Cassa Depositi e Prestiti e collocati da Poste Italiane. Dunque, i singoli risparmiatori hanno due opzioni:

  • rivolgersi direttamente a un ufficio postale, dove si possono sottoscrivere i tradizionali buoni cartacei oppure gli innovativi buoni dematerializzati;
  • sottoscrivere i soli buoni dematerializzati, direttamente online attraverso il portale di Poste Italiane.

Rimborso gratuito e immediato: vantaggio o svantaggio?

Vediamo, adesso, un aspetto che occorre vagliare con attenzione prima di investire.

Se la possibilità di richiedere il rimborso gratuito e immediato della cifra investita, comprensiva degli interessi fino a quel momento maturati e al netto degli oneri fiscali, può sembrare un oggettivo vantaggio di questo strumento, in un’ottica di obiettivi di risparmio scelti con attenzione non è proprio così.

Accedere con immediatezza alle somme accumulate, infatti, potrebbe portare il risparmiatore a utilizzare questo strumento più o meno come un conto in banca con un tasso di interesse più elevato.

Ma se l’obiettivo per cui si risparmia, qualunque esso sia, è a medio o lungo termine, l’accesso al rimborso comporta che non si raggiungerà mai tale obiettivo, poiché il risparmio corre il rischio di essere intaccato con molta facilità, peraltro rinunciando ai rendimenti futuri.

Ecco perché è sempre una buona idea, prima di sceglie prodotti anche molto semplici da comprendere e acquistare come i buoni fruttiferi, conoscere a fondo quali sono le proprie esigenze e quelle della famiglia e fare una buona pianificazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.

Obiettivo pensione: qual è la scelta migliore?

Se l’obiettivo di risparmio è quello di integrare la pensione, lo strumento più indicato resta il fondo pensione, uno dei pilastri della previdenza italiana.

Il fondo pensione, infatti, nasce esclusivamente con questo obiettivo e può contare su un sistema normativo e di controlli che tutela il risparmio ai fini previdenziali.

Inoltre, è una forma di investimento che consente:

  • l'accumulo di un montante di entità considerevole, diluendo il versamento nel tempo, e per questo è un'opportunità accessibile anche per chi non ha capitali da investire nell’immediato;
  • la possibilità di destinare al fondo anche il proprio TFR;
  • per chi versa un contributo proprio, oltre al TFR, l’opportunità di ottenere il contributo aggiuntivo del datore di lavoro;
  • l’accesso a una serie di agevolazioni fiscali, a partire dall’immediata deducibilità IRPEF in dichiarazione dei redditi, dei contributi versati annualmente.

Questi i principali motivi per cui il fondo pensione è la scelta che meglio risponde all’esigenza di integrazione pensionistica.

Infine, l’adesione a un fondo pensione può essere frutto di un buon lavoro fatto in termini di pianificazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, dunque un ragionamento fatto a tavolino sui propri bisogni, necessità di consumo e risparmio e finalità di investimento. Soltanto in questo modo è possibile destinare i propri risparmi agli investimenti adeguati agli obiettivi personali e familiari.

Leggi anche il nostro approfondimento Cos'è e come funziona la previdenza complementare

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