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Cosa sono i coefficienti di trasformazione e come cambiano nel 2023

I coefficienti di trasformazione riguardano tutti coloro che accedono alla pensione con il calcolo contributivo, sistema basato sul montante dei contributi accumulati nel corso dell’intera carriera lavorativa.

I coefficienti vengono rivisti ogni due anni e il 1° dicembre 2022 il decreto ministeriale di riferimento, emanato dal Ministero del lavoro, ha stabilito un incremento per il biennio 2023/2024 rispetto al 2021/2022, che avrà un risvolto positivo sugli importi delle pensioni riconosciute con il calcolo contributivo.

In questo articolo vedremo nel dettaglio cosa sono e come funzionano i coefficienti di trasformazione, come si calcola la pensione con il coefficiente di trasformazione, quali sono le novità per il 2023 e a quanto ammonta l’incremento stabilito dal ministero.

Infine, scopriremo chi sono i soggetti interessati dall’incremento.

Cosa sono i coefficienti di trasformazione?

I coefficienti di trasformazione rappresentano elementi fondamentali per il calcolo dell’assegno pensionistico.

Quando un lavoratore giunge al momento della pensione, infatti, viene determinato il suo montante contributivo, cioè la somma dei contributi versati nel corso dell’intera vita lavorativa. A questa somma vengono poi applicati i coefficienti di trasformazione, che servono appunto a “trasformare” il montante complessivo in una pensione annua.

Ricordiamo che i conteggi in questione non si basano sul denaro effettivamente versato, che con il sistema a ripartizione INPS viene utilizzato di volta in volta per le pensioni correnti. Dunque il montante viene determinato come un calcolo contabile e le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi. Questo a differenza dei fondi pensione, che invece applicano la capitalizzazione individuale, per cui il denaro versato resta in capo al soggetto iscritto e la pensione integrativa si basa sul montante accumulato comprensivo dei rendimenti e al netto di imposte e commissioni.

I coefficienti di trasformazione sono stati introdotti dalla riforma Dini nel 1995 e fanno riferimento a quella parte della pensione determinata con il metodo di calcolo contributivo, dunque riguardano chi va a percepire la pensione con il sistema misto oppure con quello contributivo puro.

Non si tratta di un valore univoco, valido per tutti, ma di parametri che variano a seconda dell'età anagrafica alla quale il lavoratore consegue la prestazione previdenziale.

I coefficienti, infatti, crescono al crescere dell’età del lavoratore, poiché:

  • con il sistema contributivo la pensione si basa appunto sui contributi accumulati nel tempo;
  • minore sarà il periodo del pensionamento, cioè l’intervallo potenziale che va dal momento della pensione al decesso del pensionato, maggiore sarà l’importo della pensione, dal momento che il montante viene “spalmato” su un numero inferiore di anni.

Leggi anche il nostro approfondimento Qual è la differenza tra pensione contributiva e retributiva

Come si calcola la pensione con il coefficiente di trasformazione?

Come abbiamo visto, i coefficienti di trasformazione si applicano al montante contributivo complessivo e dipendono dall’età anagrafica che si ha nel momento in cui si lascia il lavoro.

Per calcolare quanto si prenderà di pensione lorda mensile, occorre:

  • calcolare il montante contributivo complessivo;
  • moltiplicare il montante per il coefficiente di trasformazione spettante in base all’età anagrafica;
  • dividere tale pensione lorda annua per 13 mensilità.

Vediamo un esempio numerico per chiarire, partendo dalle seguenti ipotesi:

  • montante contributivo pari a 250.000 euro;
  • età di uscita pari a 65 anni;
  • coefficiente di trasformazione 2023 per chi ha 65 anni, pari al 5,352%.

Dunque prendiamo i 250.000 euro e li moltiplichiamo per il coefficiente, ottenendo 13.380 euro annui che, divisi per 13 mensilità, generano un assegno pensionistico lordo mensile pari a 1.029,23 euro.

Coefficienti di trasformazione: novità 2023

Da quanto detto finora, appare chiaro il legame tra i coefficienti di trasformazione e la cosiddetta speranza di vita.

Negli ultimi anni, grazie anche alle migliorate condizioni di vita e ai progressi della medicina, la speranza di vita è andata costantemente crescendo. Di conseguenza i coefficienti di trasformazione si sono ridotti, dal momento che andavano applicati a periodi di tempo sempre più lunghi, dal pensionamento al potenziale decesso del pensionato.

Ma nel 2023 questo trend verrà interrotto e subirà un’inversione: i coefficienti di trasformazione crescono.

Il motivo è purtroppo da ricercare negli effetti negativi che la pandemia da Covid-19 ha avuto sull’aspettativa di vita degli italiani, che per la prima volta da quando vengono applicati i coefficienti di trasformazione è diminuita.

Il decreto ministeriale del 1° dicembre 2022 ha dunque certificato che per il biennio 2023-2024 i coefficienti di trasformazione saranno più elevati di quelli del 2021-2022. L’incremento andrà dallo 0,084% per pensionamenti a 57 anni, con il coefficiente che passa dal 4,186% nel 2021/22 al 4,270% nel 2023/24, fino allo 0,45% per pensionamenti a 70 anni, con il passaggio dal 6,215 % nel 2021/22 al 6,665 % nel 2023/24.

Coefficienti di trasformazione 2023: chi ne trarrà vantaggio?

Come detto, questo meccanismo riguarda coloro che accedono alla pensione attraverso il sistema contributivo e in parte quelli a cui viene applicato il sistema misto.

Nel dettaglio:

  • lavoratori con contribuzione versata a partire dal 1° gennaio 1996 (calcolo contributivo);
  • lavoratori in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995, che hanno l'applicazione del sistema contributivo limitata alle sole anzianità maturate successivamente al 1° gennaio 2012 (se hanno almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) oppure al 1° gennaio 1996 (calcolo misto);
  • lavoratori che optano per la liquidazione della pensione con il calcolo contributivo, ad esempio le lavoratrici che scelgono di anticipare la pensione attraverso Opzione donna.

L’effetto dei nuovi coefficienti di trasformazione per il 2023 è quello di garantire assegni pensionistici più ricchi a chi andrà in pensione nel 2023/2024 rispetto a coloro che, a parità di età e di contributi accumulati, sono andati in pensione negli anni precedenti.

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