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Cumulo, ricongiunzione e totalizzazione dei contributi: di cosa si tratta?

Il mercato del lavoro di oggi è molto più dinamico rispetto al passato. Un tempo era comune costruire un’intera carriera all’interno della stessa azienda, con percorsi professionali e contributivi lineari e continuativi. Oggi, invece, le carriere sono spesso frammentate e discontinue, con frequenti passaggi di azienda, periodi di fermo tra un’occupazione e l’altra, alternanza tra lavoro dipendente, attività autonome o forme contrattuali “ibride” che sfuggono alle categorie tradizionali.

Questa evoluzione ha un impatto diretto anche sulla posizione previdenziale dei lavoratori, che nel corso della vita possono accumulare contributi in diverse gestioni INPS (come quella obbligatoria, la gestione separata, le casse professionali, ecc.).

In questo articolo vedremo come sia possibile riunificare i periodi contributivi maturati in gestioni diverse, così da ottenere un unico assegno pensionistico, quali sono gli strumenti disponibili - cumulo, ricongiunzione e totalizzazione - e i pro e contro di ciascuna opzione.

Infine, forniremo un quadro comparativo sintetico che consente un confronto rapido ed efficace tra le diverse alternative.

Storia contributiva: quanto è complessa?

Nel corso della vita lavorativa è ormai frequente cambiare più volte impiego o persino settore occupazionale, passando da un lavoro dipendente a un’attività autonoma, oppure attraverso forme di collaborazione o incarichi libero professionali.

Questo porta al versamento dei contributi previdenziali in gestioni differenti - come la gestione dipendenti INPS, la gestione separata e le casse professionali - dando origine a una storia contributiva frammentata, spesso difficile da ricostruire in modo unitario.

Il rischio, al momento del pensionamento, è di trovarsi con tanti “spezzoni” contributivi, magari insufficienti singolarmente per ottenere una pensione autonoma da ciascun ente, ma che possono essere anche significativi se sommati tra loro.

Per ovviare a questo problema, la normativa italiana mette a disposizione tre strumenti fondamentali:

  • il cumulo dei contributi;
  • la ricongiunzione;
  • la totalizzazione.

Queste opzioni consentono di sommare o trasferire i contributi versati in gestioni diverse, in modo da accedere a un’unica pensione e valorizzare al meglio tutto ciò che si è maturato lungo il proprio percorso professionale.

Cumulo dei contributi: cos’è, come funziona, vantaggi e limiti

Il cumulo dei contributi è uno strumento gratuito che consente di sommare i periodi contributivi non coincidenti (cioè non sovrapposti) maturati in diverse gestioni previdenziali pubbliche o private, al fine di ottenere un’unica pensione.

È una soluzione rivolta a chi ha versato contributi in enti diversi - ad esempio la gestione dipendenti INPS, la gestione separata o le casse professionali - e non è ancora titolare di una pensione diretta.

La domanda di cumulo va presentata all’ente presso cui si è iscritti al momento della richiesta oppure, in caso di più iscrizioni contemporanee, all’ente scelto liberamente dalla persona.

Ogni ente previdenziale calcola la quota di pensione spettante secondo le proprie regole (dunque con sistema retributivo o contributivo), e l’INPS si occupa poi del pagamento complessivo dell’assegno pensionistico.

Quali sono i vantaggi del cumulo? Vediamoli:

  • è gratuito, in quanto non comporta costi per il lavoratore;
  • valorizza tutti i contributi, compresi quelli versati in gestioni diverse, anche autonome o professionali;
  • permette l’accesso a più tipi di pensione (vecchiaia, anticipata, per inabilità o di reversibilità).

Di seguito, invece, i limiti da considerare:

  • ogni ente applica le proprie regole di calcolo: questo può portare a un importo finale inferiore rispetto alla ricongiunzione, di cui parleremo nel prossimo paragrafo;
  • l’integrazione al trattamento minimo non è garantita per tutte le quote: in particolare, non si applica ai contributivi puri, ovvero a chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995.

Attenzione: l’integrazione al minimo è un meccanismo che assicura un importo minimo dell’assegno pensionistico (pensione minima), ma non si applica a tutte le situazioni. È esclusa, per esempio, per i lavoratori il cui calcolo è interamente effettuato con il sistema contributivo.

Ricongiunzione dei contributi: come unificare i propri “pezzi di pensione”

La ricongiunzione dei contributi è una procedura che consente di trasferire i periodi contributivi maturati in uno o più enti previdenziali verso un’unica gestione accentrante, dove verranno trattati come se fossero sempre stati versati lì.

A differenza del cumulo, la ricongiunzione non è gratuita, ma prevede un costo, che varia in base a:

  • età del richiedente;
  • retribuzione o reddito;
  • anni di contributi da ricongiungere.

La domanda di ricongiunzione può essere presentata in qualsiasi momento ma una sola volta, con un’unica eccezione prevista dall’INPS:

“È consentita per la seconda volta se il richiedente può far valere, successivamente alla prima domanda di ricongiunzione, un periodo di assicurazione di almeno dieci anni, di cui almeno cinque di contribuzione versata in costanza di effettiva attività lavorativa.”

La richiesta va inviata all’INPS tramite:

  • il servizio online dedicato sul sito dell’ente;
  • il Contact Center: 803.164 (gratuito da rete fissa) o 06.164.164 (da rete mobile).

I vantaggi della ricongiunzione sono:

  • l’unificazione reale dei contributi in un solo ente previdenziale;
  • la possibilità di usufruire del sistema retributivo o misto, se ancora applicabile;
  • la decorrenza della pensione potenzialmente anticipata, secondo le regole dell’ente accentrante;
  • la deducibilità fiscale del costo sostenuto.

Gli svantaggi, invece, sono i seguenti:

  • costo potenzialmente elevato, soprattutto se richiesto in prossimità della pensione;
  • non sempre è la scelta più conveniente rispetto ad alternative come cumulo o totalizzazione;
  • limitazione nel numero di richieste: in linea generale, si può fare una sola volta.

In sintesi, la ricongiunzione può essere utile per massimizzare l’importo dell’assegno pensionistico, ma comporta la necessità di compiere valutazioni economiche attente. È consigliabile farsi assistere da un patronato o da un consulente previdenziale per confrontare tutte le opzioni disponibili in base alla propria situazione.

Totalizzazione dei contributi: la soluzione per chi ha carriere frammentate

La totalizzazione è uno strumento gratuito che consente di sommare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali, pubbliche o private, senza doverli trasferire materialmente. In questo modo, è possibile ottenere un’unica pensione, anche se non si è maturato il diritto autonomo in ciascun ente.

Si tratta di un’opzione pensata soprattutto per chi ha avuto carriere discontinue, ha cambiato spesso tipologia di contratto o ha lavorato in settori diversi nel corso della vita.

Con la totalizzazione si può accedere:

  • alla pensione di vecchiaia;
  • alla pensione anticipata, con almeno 41 anni di contributi totali (requisiti soggetti ad aggiornamento).

Ogni ente coinvolto calcola la propria quota con il sistema contributivo (anche per i periodi precedenti al 1996), e l’importo finale della pensione corrisponde alla somma delle singole quote. L’INPS si occupa infine del pagamento complessivo.

I vantaggi della totalizzazione sono i seguenti:

  • nessun costo per il lavoratore;
  • valorizza tutti i contributi versati anche se insufficienti, singolarmente, a maturare una pensione autonoma;
  • è utile per i lavoratori con percorsi contributivi irregolari o misti.

Per quanto riguarda, invece, gli svantaggi, i principali sono:

  • la pensione è sempre calcolata con il sistema contributivo, anche per i periodi più lontani nel tempo. Ciò può penalizzare l’importo finale rispetto al sistema retributivo o misto;
  • non è prevista l’integrazione al minimo, esattamente come avviene nel cumulo in determinati casi;
  • i requisiti per la pensione anticipata sono più rigidi rispetto ad altre opzioni.

Ma, allora, quando conviene la totalizzazione?

Può essere una scelta vantaggiosa se:

  • non si ha diritto a una pensione autonoma in nessun ente;
  • si è sempre stati nel sistema contributivo (ad esempio, si è iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996);
  • si preferisce non sostenere i costi di una ricongiunzione.

La richiesta di totalizzazione va inviata all’ultimo ente pensionistico presso cui il lavoratore risulta iscritto, ovvero l’ente a cui è stata versata l’ultima contribuzione.

Cumulo, ricongiunzione e totalizzazione: un confronto

Riepiloghiamo le principali caratteristiche di queste tre opzioni, operando un confronto diretto:

Caratteristica Cumulo Ricongiunzione Totalizzazione
Costo Gratuito

Presente

(dipende da età, retribuzione, anni da ricongiungere)

Gratuito
Tipologia di operazione

Somma dei contributi

(non trasferiti)

Trasferimento materiale dei contributi in un’unica gestione

Somma dei contributi

(non trasferiti)

Sistema di calcolo

Misto

(ogni ente usa il proprio sistema)

Unificato

(calcolo secondo le regole dell’ente accentrante)

Contributivo per tutti i periodi, anche pre-1996
Importo finale Può risultare inferiore alla ricongiunzione Potenzialmente più alto, specie se si conserva il retributivo Di norma più basso, specie per chi ha diritto al retributivo
Accesso a pensione Vecchiaia, anticipata, inabilità, reversibilità In base ai requisiti della gestione accentrante

Vecchiaia o anzianità

(con almeno 41 anni di contributi)

Integrazione al minimo

Non sempre prevista

(es. esclusa per contributivi puri)

Possibile se prevista dall’ente accentrante Non prevista
A chi conviene A chi ha contributi in gestioni diverse e non vuole sostenere costi A chi può beneficiare di un sistema di calcolo più favorevole A chi ha versato solo dopo il 31/12/1995 (contributivi puri)
Domanda da presentare a Ente presso cui si è iscritti (o scelto in caso di più iscrizioni) All’INPS o altra gestione accentrante All’ente dell’ultima iscrizione previdenziale

In sintesi:

  • il cumulo è lo strumento più flessibile e senza costi, ideale per valorizzare tutte le contribuzioni senza perdere diritti, anche se può comportare un assegno più basso rispetto alla ricongiunzione;
  • la ricongiunzione è l’unica che permette di unificare i contributi in un solo ente con un calcolo potenzialmente più vantaggioso, ma a fronte di un costo anche elevato;
  • la totalizzazione è indicata soprattutto per i contributivi puri, perché utilizza solo il sistema contributivo e non consente l’integrazione al minimo, ma consente comunque di ottenere una pensione unica quando le altre opzioni non sono praticabili.

Per approfondire, consigliamo la lettura del nostro articolo Qual è la differenza tra pensione contributiva e retributiva.

Temi: Pensione

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