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Omissione contributiva: se l'azienda non versa i contributi al Fondo Pensione

Cosa succede se il datore di lavoro non versa TFR e contributi al fondo pensione? Cos’è l’omissione contributiva? Quali sono i diritti del lavoratore iscritto al fondo pensione?

In questo articolo rispondiamo a tutte le domande sull’omissione contributiva e illustreremo le diverse azioni da intraprendere a seconda che l’omissione avvenga mentre il datore di lavoro è ancora operativo oppure in caso di fallimento.

Scopriremo infine qual è il ruolo del Fondo di garanzia INPS e in che modo tenere sotto controllo la posizione individuale per sapere sempre se i contributi sono stati versati correttamente oppure no.

Cos’è l’omissione contributiva alla previdenza complementare?

L’omissione contributiva si configura quando il datore di lavoro non versa alla forma di previdenza complementare dove il lavoratore è iscritto, gli importi dovuti per TFR, contributi dell’aziendacontributi del lavoratore.

L’omissione contributiva al fondo pensione comporta una serie di conseguenze “a cascata”:

  • mancato accantonamento nella posizione individuale degli importi oggetto di emissione;
  • mancato accumulo dei potenziali rendimenti relativi agli importi omessi;
  • prestazione finale del fondo pensione ridotta a causa delle omissioni; in egual misura, le stesse criticità si generano per le possibili richieste di anticipazione o riscatto da parte del soggetto aderente al fondo.

Nei prossimi paragrafi vedremo che le procedure per recuperare i versamenti contributivi dovuti e proseguire con il proprio progetto previdenziale variano a seconda che il datore di lavoro sia ancora in attività o sia sottoposto a una procedura concorsuale (come il fallimento).

Omissione contributiva al fondo pensione dell’azienda in attività

Il primo passo per un lavoratore è verificare se i contributi non sono stati effettivamente versati. Questa operazione può essere effettuata accedendo all'area riservata del proprio fondo pensione, dove sono registrati i flussi contributivi. Un controllo periodico consente di accorgersi tempestivamente di eventuali omissioni e di agire senza ritardi. A questo passaggio dedicheremo un paragrafo specifico al termine dell'articolo.

Se emerge una mancanza, è importante rivolgersi subito al proprio fondo. La segnalazione avvia infatti un processo di verifica e sollecito, poiché esso ha strumenti specifici per richiedere all'azienda la regolarizzazione dei versamenti. Questo passaggio è spesso risolutivo, dato che il fondo agisce come intermediario, sollecitando direttamente il datore di lavoro.

Se tale attività non porta a risultati immediati, è opportuno che anche il lavoratore invii una richiesta scritta al datore di lavoro. La comunicazione, preferibilmente tramite raccomandata o PEC, deve sollecitare il versamento dei contributi mancanti. Questo passaggio formale rafforza la posizione del lavoratore e costituisce una prova documentale utile in caso di ulteriori azioni.

Se, nonostante le segnalazioni e i solleciti, la situazione rimane irrisolta, l'ultima possibilità è quella di intraprendere un'azione legale. Ci si può rivolgere a un avvocato specializzato in diritto del lavoro o a un sindacato, che può assistere nel recupero coattivo delle somme dovute. Ferma restando la disponibilità del Fondo nel fornire l’assistenza necessaria, l’azione legale di rivalsa deve essere promossa dal lavoratore aderente, in quanto titolare della posizione individuale accantonata presso il Fondo, è l’unico soggetto legalmente legittimato all’azione nei confronti dell’azienda.

In sintesi, in caso di omissione contributiva da parte di un datore di lavoro ancora operativo, è fondamentale agire con tempestività e metodo: prima verificare, poi segnalare al fondo, quindi sollecitare formalmente e, se necessario, ricorrere alle vie legali. Solo un approccio ordinato e consapevole permette di salvaguardare i propri diritti previdenziali e assicurare continuità alla futura pensione.

Omissione contributiva al fondo pensione per fallimento

Se l’omissione contributiva avviene in caso di procedura concorsuale, come il fallimento dell’azienda, il dipendente ha diritto di recuperare il credito spettante insinuandosi al passivo.

Facciamo un passo indietro per chiarire meglio.

L’insinuazione al passivo è la procedura alla quale partecipano i creditori di un’impresa che ha dichiarato fallimento e serve per rientrare tra gli aventi diritto a essere rimborsati del proprio credito in tutto o in parte.

Per completezza, elenchiamo le principali procedure concorsuali previste dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa (che ha sostituito la Legge Fallimentare):

  • Composizione negoziata della crisi: un percorso che punta a evitare l'insolvenza, permettendo all'impresa di negoziare con i creditori con il supporto di un esperto indipendente.
  • Concordato minore: una procedura dedicata a piccoli imprenditori, artigiani e professionisti.
  • Liquidazione controllata: il cui scopo è liquidare il patrimonio dell'impresa in modo ordinato.
  • Concordato preventivo: per le aziende più grandi, offre la possibilità di proporre un piano di rientro ai creditori per evitare la liquidazione e, se possibile, proseguire l'attività.
  • Liquidazione giudiziale: la procedura che ha sostituito il vecchio fallimento.

Il curatore fallimentare, dicevamo, procede con l’inventario dei beni dell’impresa e, attraverso la loro vendita, prova a recuperare la liquidità utile a pagare i creditori, che però per far valere i propri diritti devono appunto insinuarsi al passivo.

Dunque non basta vantare un credito ma occorre questo passaggio aggiuntivo.

Detto questo, se il dipendente che ha subito l’omissione contributiva non riesce a recuperare il proprio credito, ha ancora una possibilità: rivolgersi al Fondo di Garanzia dell’INPS.

Come richiedere la restituzione dei contributi omessi al Fondo di garanzia dell’INPS

Il Fondo di garanzia dell’INPS, o meglio il Fondo di garanzia per la posizione previdenziale complementare, ha lo scopo di intervenire se il datore di lavoro insolvente ha omesso di versare, in tutto o in parte, i contributi alla forma di previdenza complementare del lavoratore.

Nei casi di insolvenza, il Fondo di Garanzia versa direttamente al fondo pensione a cui ha aderito il dipendente il TFR, i contributi del lavoratore e quelli del datore di lavoro.

L’importo dovuto va quindi ad alimentare la posizione individuale dell’aderente alla previdenza complementare.

Per fare richiesta di tutela da parte del Fondo di Garanzia INPS, occorre dunque rispettare determinate condizioni:

  • insolvenza dell'azienda accertata mediante apertura di una procedura concorsuale, cioè fallimento, concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa o amministrazione straordinaria;
  • iscrizione a una forma di previdenza complementare, come il Fondo Priamo, con una posizione individuale che, al momento della presentazione della domanda, non risulti riscattata.

Nell'ipotesi di datore di lavoro non soggetto alle procedure concorsuali, i requisiti per l'intervento del Fondo sono:

  • inapplicabilità al datore di lavoro delle procedure concorsuali;
  • esistenza del credito per omissione contributiva;
  • insufficienza delle garanzie patrimoniali del datore di lavoro, emersa a seguito di una procedura esecutiva individuale del lavoratore che non abbia soddisfatto, in tutto o in parte, la riscossione del credito del lavoratore per i contributi omessi.

Chiudiamo con due precisazioni circa gli importi corrisposti dal fondo:

  • il Fondo di Garanzia provvede a rivalutare i contributi versati utilizzando, per ciascun anno, l'indice di rendimento del TFR;
  • dal versamento è esclusa la corresponsione di interessi di mora eventualmente previsti dal regolamento dei singoli fondi pensione e ogni altro onere accessorio.

Come controllare l’avvenuto versamento dei contributi

Per evitare di subire omissioni contributive che si protraggono nel tempo, è sempre opportuno tenere sotto controllo la propria posizione individuale.

In particolare, il Fondo Priamo mette a disposizione dei propri iscritti un’area riservata attraverso la quale è possibile avere informazioni immediate su:

  • valore della propria posizione (con la suddivisione tra le diverse voci contributive: versamento dell’azienda, versamento del lavoratore e TFR);
  • scelta di investimento espressa dall’aderente (comparto di investimento);
  • presenza degli eventuali beneficiari della posizione, indicati dall’aderente.

Controllare periodicamente la propria situazione previdenziale è molto utile ad evitare disallineamenti e/o omissioni contributive sulla propria posizione individuale.

Inoltre, ogni anno il Fondo è tenuto a produrre e a trasmettere agli aderenti il Prospetto delle prestazioni pensionistiche - Fase di accumulo, che contiene le seguenti informazioni:

  • il valore della posizione individuale al 31 dicembre dell’anno precedente, con il dettaglio dei rendimenti realizzati;
  • la stima dell’importo che l’iscritto riceverà al momento del pensionamento;
  • il resoconto degli importi già versati e su quelli richiesti;
  • la composizione della posizione individuale in base al comparto/i scelto/i;
  • il dettaglio delle operazioni effettuate nell’anno di riferimento.

Chiudiamo ricordando che la conoscenza e la consapevolezza sono le prime forme di tutela del proprio risparmio e, parlando di previdenza complementare, del proprio futuro.

Leggi anche il nostro approfondimento Guida alla lettura del Prospetto delle prestazioni pensionistiche - fase di accumulo

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