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Opzione Donna 2022: chi può richiederla e come

Opzione Donna è una possibilità aggiuntiva di pensionamento anticipato, oltre a Quota 102 e APE Sociale, riservata alle sole lavoratrici.

In questo articolo vedremo quali sono i requisiti necessari per l’accesso alla pensione con Opzione Donna, qual è la decorrenza e cosa cambia tra lavoratrici dipendenti e autonome, come farne richiesta e quali sono le penalizzazioni previste per ottenere l’anticipo pensionistico.

Vedremo che, anche in questo caso, chi sceglie di aderire alla previdenza complementare ha delle opportunità in più sia sul fronte finanziario, sia per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

Cos’è Opzione Donna?

Opzione Donna è un regime sperimentale, riservato alle lavoratrici, che consente di anticipare l'uscita di alcuni anni rispetto alle regole ordinarie.

La ratio alla base di questa opportunità di anticipo pensionistico riservato alle donne consiste nel fatto che sulla popolazione femminile tipicamente grava il lavoro di cura non retribuito di minori e anziani della famiglia.

In questo modo si tenta di riconoscere loro questo “doppio lavoro” quando anche occupate fuori casa, concedendo la possibilità di andare prima in pensione.

Leggi anche il nostro approfondimento Riforma pensioni 2022: cosa cambia

Requisiti di accesso a Opzione Donna

Per accedere a questa forma anticipata di pensionamento occorre essere in possesso di determinati requisiti, che si differenziano a seconda che la lavoratrice sia dipendente o autonoma.

Nel dettaglio:

  • le lavoratrici dipendenti devono aver maturato, entro il 31 dicembre 2021, 58 anni di età anagrafica e 35 anni di contribuzione versata;
  • le lavoratrici autonome devono aver maturato, entro il 31 dicembre 2021, 59 anni di età anagrafica e 35 anni di contribuzione versata.

Dunque il requisito contributivo è identico, mentre quello anagrafico riconosce alle dipendenti un anno in meno rispetto alle autonome.

In sostanza, nel 2022 possono usufruire di Opzione Donna le dipendenti nate nel 1963 e le autonome nate nel 1962.

Per il calcolo del requisito contributivo è possibile sommare i contributi:

Restano invece esclusi i contributi accreditati per malattia e disoccupazione.

Flessibilità e penalizzazioni previste in Opzione Donna

A livello teorico, Opzione Donna consente alle lavoratrici di accedere a una flessibilità in uscita superiore rispetto a Quota 102, che invece prevede un requisito anagrafico minimo di 64 anni e contributivo di 38 anni, ma sono presenti due penalizzazioni che non rendono questa scelta così conveniente:

  • Calcolo Opzione Donna: le lavoratrici in uscita devono accettare il ricalcolo del proprio trattamento pensionistico esclusivamente col sistema contributivo, a prescindere dalla loro storia contributiva. Questo significa che, se avessero diritto a una parte della pensione calcolata con il più favorevole sistema retributivo, rinuncerebbero di fatto alla differenza tra i due conteggi.
  • Decorrenza Opzione Donna: per l’accesso al pensionamento è prevista una finestra mobile di uscita dal lavoro, che fa slittare l’erogazione del trattamento pensionistico dalla data di maturazione dei requisiti rispettivamente di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome (dunque un anno o un anno e mezzo dopo il conseguimento dei requisiti).

Come fare domanda per Opzione Donna

Se in possesso dei requisiti necessari per fare domanda, le lavoratrici che vogliono accedere a Opzione Donna nel 2022 hanno tre diversi canali per inoltrarla:

  • online, accedendo al servizio dedicato INPS tramite SPID, CNS o CIE;
  • attraverso Contact center, al numero 803164 (gratuito da rete fissa) oppure 06164164 da rete mobile;
  • tramite enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Opzione Donna e fondo pensione

Il fatto che Opzione Donna non sia particolarmente conveniente emerge in maniera chiara se si analizzano le adesioni nel biennio 2019-2020, che ammontano a 35 mila in totale e riguardano principalmente donne con redditi bassi o addirittura silenti, persone cioè che non versavano i contributi - dunque non lavoravano - già un anno prima della richiesta di pensionamento, pur avendo lavorato negli anni precedenti.

Un dato che l’INPS non esita a definire al di sotto delle attese, nella sua Relazione annuale sulle attività nel 2020.

Un’ulteriore conferma dell’importanza e della convenienza della previdenza complementare, sia nell’ottica dell’integrazione dell’assegno pensionistico che in quella dell’uscita anticipata dal mercato del lavoro.

Chi aderisce a un fondo pensione come Priamo, infatti, può godere di una serie di vantaggi già in fase di contribuzione, come la deduzione fiscale in dichiarazione dei redditi che va ad abbattere il reddito imponibile e, dunque, le tasse da versare.

Inoltre, il Fondo Priamo garantisce la possibilità di accesso alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), una forma di anticipo pensionistico offerta ai lavoratori privati e pubblici iscritti alla previdenza complementare, in presenza di determinati requisiti:

  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 5 anni successivi alla richiesta;
  • maturazione del requisito contributivo di almeno 20 anni;
  • maturazione di cinque anni di partecipazione al Fondo.

In alternativa, la RITA è riconosciuta ai lavoratori con i seguenti requisiti:

  • inoccupazione, successiva alla cessazione dell’attività lavorativa, per un periodo di tempo superiore a 24 mesi;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 10 anni successivi;
  • maturazione di cinque anni di partecipazione al Fondo.

Andando a paragonare i requisiti contributivi e anagrafici con quelli offerti con Opzione Donna, è lampante la convenienza per chi sceglie di costruirsi una pensione integrativa.

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