Opzione Donna è una possibilità aggiuntiva di pensionamento anticipato, oltre a Quota 103 e APE Sociale, riservata alle sole lavoratrici.
In questo articolo vedremo quali sono i requisiti necessari per l’accesso alla pensione con Opzione Donna, qual è la decorrenza e cosa cambia tra lavoratrici madri e non, cosa accade a chi ha maturato i requisiti negli anni precedenti il 2023, come farne richiesta e quali sono le penalizzazioni previste per ottenere l’anticipo pensionistico.
Vedremo che, anche in questo caso, chi sceglie di aderire alla previdenza complementare ha delle opportunità in più sia sul fronte finanziario, sia per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Opzione Donna è un regime riservato alle lavoratrici che consente di anticipare l'uscita di alcuni anni rispetto alle regole ordinarie.
La ratio alla base di questa opportunità di anticipo pensionistico riservato alle donne consiste nel fatto che sulla popolazione femminile tipicamente grava il lavoro di cura non retribuito di minori e anziani della famiglia.
In questo modo si tenta di riconoscere loro questo “doppio lavoro” quando anche occupate fuori casa, concedendo la possibilità di andare prima in pensione.
Leggi anche il nostro approfondimento Chi può andare in pensione nel 2025?
Va precisato che questa particolare forma di anticipo pensionistico non si rivolge a tutte le lavoratrici, ma è destinata esclusivamente ad alcune categorie specifiche.
Possono infatti accedervi:
Inoltre, per farne richiesta occorre essere in possesso di determinati requisiti anagrafici e contributivi, che si differenziano a seconda della presenza o meno di figli e del numero degli stessi.
Nel 2025, le donne appartenenti alle citate categorie di lavoratrici possono anticipare il pensionamento se hanno maturato almeno 35 anni di anzianità contributiva e possiedono uno dei seguenti requisiti anagrafici maturati entro il 31 dicembre 2024:
Dunque il requisito contributivo è identico, mentre quello anagrafico riconosce alle madri uno o due anni in meno a seconda della presenza e del numero di figli.
Per il calcolo del requisito contributivo è possibile sommare i contributi:
Restano invece esclusi i contributi accreditati per malattia e disoccupazione.
A livello teorico, Opzione Donna consente alle lavoratrici di accedere a una flessibilità in uscita superiore rispetto a Quota 103, che invece prevede un requisito anagrafico minimo di 62 anni e contributivo di 41 anni, ma sono presenti due penalizzazioni che non rendono questa scelta così conveniente:
Per approfondire l’argomento delle penalizzazioni, consigliamo la lettura del nostro articolo Qual è la differenza tra pensione contributiva e retributiva.
Cosa accade alle lavoratrici che, al 31 dicembre 2021, avevano maturato i “vecchi” requisiti per accedere a Opzione Donna, così come previsti dalla Legge di Bilancio 2022?
La vecchia normativa presentava infatti requisiti differenti e consentiva l’accesso alla misura a una platea più ampia:
Queste lavoratrici possono comunque accedere alla pensione nel 2025 rispettando i vecchi requisiti anagrafici, indipendentemente dagli aggiornamenti più recenti che legano la possibilità di beneficiare di Opzione Donna alla presenza e al numero dei figli, come chiarito dall’INPS con il messaggio 169/2022.
Lo stesso vale per chi, appartenendo alle categorie tutelate (caregiver, disabili o disoccupate), abbia maturato entro il 31 dicembre 2022 i requisiti previsti dalla Legge di Bilancio 2023, e cioè 60 anni, riducibili a 59 con un figlio, 58 con due o più figli.
Anche in questo caso vale la cristallizzazione dei requisiti, al fine di non penalizzare chi li ha maturati a suo tempo e che dovrebbe affrontare oggi richieste più stringenti.
Se in possesso dei requisiti necessari per fare domanda, le lavoratrici che vogliono accedere a Opzione Donna nel 2025 hanno tre diversi canali per inoltrarla:
Il fatto che Opzione Donna non sia particolarmente conveniente emerge in maniera chiara se si analizzano le adesioni nel biennio 2023-2024, che ammontano a meno di 15.000 in totale (con sole 3.500 pensionate nel 2024) e riguardano principalmente donne con redditi bassi o addirittura silenti, persone cioè che non versavano i contributi - dunque non lavoravano - già un anno prima della richiesta di pensionamento, pur avendo lavorato negli anni precedenti.
L’analisi del documento Pensioni decorrenti nel 2023 e nel 2024 - Rilevazione al 2 gennaio 2025 mostra quanto i nuovi requisiti introdotti abbiano ridotto notevolmente l’efficacia della misura. Nel biennio 2019-2020, infatti, quando Opzione Donna era aperta a tutte le categorie di lavoratrici, le adesioni ammontavano a 35.000 (più del doppio del dato attuale), un dato che già allora era comunque considerato inferiore alle attese dall’INPS.
Si tratta, insomma, di un’ulteriore conferma dell’importanza e della convenienza della previdenza complementare, sia nell’ottica dell’integrazione dell’assegno pensionistico che in quella dell’uscita anticipata dal mercato del lavoro.
Chi aderisce a un fondo pensione come Priamo, infatti, può godere di una serie di vantaggi già in fase di contribuzione, come la deduzione fiscale in dichiarazione dei redditi che va ad abbattere il reddito imponibile e, dunque, le tasse da versare.
Inoltre, il Fondo Priamo garantisce la possibilità di accesso alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), una forma di anticipo pensionistico offerta ai lavoratori privati e pubblici iscritti alla previdenza complementare, in presenza di determinati requisiti:
In alternativa, la RITA è riconosciuta ai lavoratori con i seguenti requisiti:
Andando a paragonare i requisiti contributivi e anagrafici con quelli offerti con Opzione Donna, è lampante la convenienza per chi sceglie di costruirsi una pensione integrativa.
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