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Pensione integrativa: conviene o non conviene?

Scegliere di investire in una pensione integrativa è una decisione importante per il proprio futuro.

In questo articolo vedremo nel dettaglio perché diventa sempre più necessario valutare una forma di integrazione alla pensione pubblica e abbinare il giusto strumento a ciascun obiettivo di risparmio, quali sono i benefici della previdenza integrativa, come funziona la deduzione fiscale dei contributi versati e per quale motivo l’adesione in giovane età offre ulteriori vantaggi agli iscritti.

Infine, analizzeremo la convenienza di un fondo negoziale come Priamo rispetto alle altre forme di previdenza complementare.

Pensione pubblica e pensione integrativa

La previdenza obbligatoria, la pensione pubblica per intenderci, nel corso degli ultimi decenni ha subito una serie di riforme che, unite a fattori demografici ed economici, hanno portato a una riduzione dell’importo dell’assegno pensionistico e all’allontanamento dell’età pensionabile.

Questo significa che si esce dal mercato del lavoro più tardi e con un assegno pubblico molto più contenuto rispetto a quello di un tempo. Una conseguenza, quest’ultima, che può portare a un drastico calo del tenore di vita nel passaggio dal mondo del lavoro alla pensione.

Vista la situazione, è chiaro che occorre pensare fin dal primo impiego a una soluzione per integrare le proprie entrate al momento della pensionamento, in modo da sostenere il tenore di vita nel momento dell’uscita dal mercato del lavoro, ma non solo. Una persona anziana, infatti, affronta una fase della vita in cui le necessità cambiano e possono manifestarsi con maggiore probabilità dei bisogni legati alla salute e al mantenimento dell’autosufficienza.

La miglior risposta possibile a questa esigenza di integrazione delle proprie entrate è la previdenza complementare. Nei prossimi paragrafi vedremo perché.

Leggi anche il nostro approfondimento Cos'è e come funziona la previdenza complementare

Pensione integrativa e obiettivi di risparmio

Risparmiare per integrare la pensione futura significa darsi un obiettivo di risparmio ben preciso. Non si tratta di un accantonamento di denaro senza una destinazione precisa, ma della scelta attiva di rinunciare a parte dei consumi attuali per costruire un futuro sereno.

Quando l’obiettivo è la pensione, la previdenza complementare è lo strumento più adatto per raggiungerlo.

L’adesione avviene su base volontaria ed è gestita da soggetti ed enti di diritto privato, come i fondi pensione, che affidano le risorse accumulate a gestori finanziari (banche, società di gestione del risparmio, compagnie di assicurazione) che materialmente investono le risorse nei mercati finanziari.

Gli investimenti (in azioni, obbligazioni, titoli di Stato, quote di fondi comuni d'investimento, ecc.) sono effettuati dai gestori specializzati in base alle indicazioni strategiche fornite dal fondo pensione e nel pieno rispetto delle norme di legge, con l’obiettivo di ricavarne rendimenti che si sommeranno al capitale investito dall’iscritto per generare la rendita integrativa della pensione.

Giunto al pensionamento, l’aderente ottiene la rendita derivante dalla previdenza complementare o, a determinate condizioni, l’intero capitale o parte di esso.

L’attività dei fondi pensione, dunque, è sottoposta a una regolamentazione stringente da parte del legislatore al fine di tutelare gli iscritti e il denaro che scelgono di affidare alla previdenza complementare. Inoltre, i fondi pensione sono sotto la costante osservazione della COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), un’autorità di vigilanza indipendente che lavora di concerto con tutte le altre autorità impegnate nel settore della finanza, cioè Banca d’Italia (vigilanza banche), CONSOB (vigilanza Borsa) e IVASS (vigilanza assicurazioni).

Leggi anche il nostro approfondimento Dove conviene mettere i propri risparmi

I vantaggi della pensione integrativa

La previdenza integrativa, dunque, offre ai soggetti aderenti un articolato sistema regolamentare e di controllo a tutela dei risparmi destinati alla pensione complementare.

Ecco tutti i vantaggi derivanti dall’adesione alla previdenza complementare:

  • costruire una pensione complementare a quella pubblica;
  • nel caso dei fondi negoziali, come vedremo, godere del contributo del datore di lavoro (versando anche un proprio contributo);
  • possibilità di conferire il proprio TFR anziché lasciarlo in azienda;
  • godere di una maggiore tutela previdenziale;
  • beneficiare di una serie di vantaggi fiscali.

Per quanto concerne quest'ultimo punto, vediamoli nel dettaglio:

  • in fase di contribuzione, dunque fin da subito, è possibile dedurre dal reddito IRPEF i contributi versati per la pensione complementare, nella misura massima annua di 5.164,57 euro;
  • in fase di gestione, i rendimenti maturati subiscono un prelievo fiscale tramite imposta sostitutiva pari al 12,5% sui rendimenti da Titoli di Stato e 20% sui rendimenti da altri impieghi, mentre tutte le altre tipologie di rendimenti finanziari subiscono un’imposizione minima del 26%;
  • in fase della prestazione, la pensione integrativa viene tassata con un’aliquota del 15% che si riduce dello 0,30% all’anno per ogni anno di permanenza nel fondo pensione oltre il quindicesimo, fino a un’aliquota minima del 9%.

Deduzione fiscale pensione integrativa (un esempio)

Approfondiamo meglio il funzionamento della deduzione fiscale di cui beneficiano gli iscritti a un fondo pensione con un esempio numerico.

Come detto, la deduzione massima annua in dichiarazione dei redditi è pari a 5.164,57 euro.

Cosa accade se una persona nel corso dell’anno ha versato contributi per 4.000 euro avendo un reddito imponibile di 35.000 euro?

Considerando le aliquote IRPEF attualmente in vigore, calcoliamo l’imposta da versare nel caso in cui non vi sia alcunché da dedurre:

  • 23% sui primi 15.000 euro, con un’imposta pari a 3.450;
  • 25% per la parte fra 15.000 e 28.000 euro (cioè su 13.000 euro), con un’imposta pari a 3.250 euro;
  • 35% sull’importo tra 28.000 e 35.000 euro (dunque su 7.000 euro), con un’imposta pari a 2.450 euro.

L’imposta totale sarà pari a 9.150 euro.

Se invece applichiamo la deduzione fiscale, i calcoli saranno i seguenti:

  • 23% sui primi 15.000 euro, con un’imposta pari a 3.450;
  • 25% per la parte fra 15.000 e 28.000 euro (cioè su 13.000 euro), con un’imposta pari a 3.250 euro;
  • 35% sull’importo tra 28.000 e 31.000 euro (dunque su 3.000 euro, in ragione della detrazione dall’imponibile del versamento dei contributi previdenziali di 4.000 euro), con un’imposta pari a 1.050 euro.

Andiamo dunque ad abbattere l’ultimo scaglione (quello su cui il protagonista del nostro esempio paga il 35%), che passa da 7.000 a 3.000 euro, con un’imposta che dunque è pari a 1.050 euro. Questo produce un risparmio di 1.400 euro rispetto a chi, a parità di reddito imponibile, non può fruire della deduzione in quanto non iscritto a un fondo pensione.

Dunque, nel nostro esempio, grazie alla deduzione di 4.000 euro il nostro iscritto verserà in totale 7.750 euro anziché 9.150.

Giovani e previdenza integrativa

Come abbiamo visto, aderire alla previdenza integrativa conviene, specie se si aderisce fin dai primi anni di lavoro. Questa convenienza, infatti, è tanto maggiore quanto più si aderisce in giovane età.

Aderire a un fondo pensione fin da giovani consente all’aderente di avere un orizzonte temporale molto lungo per la fase di accumulo.

Questo comporta la possibilità di optare, nei primi anni, per linee di investimento con un livello di rischio tendenzialmente più elevato e con rendimenti attesi maggiori e, in seguito, di ridurre rischio e rendimenti man mano che ci si avvicina al momento del pensionamento, secondo una logica Life Cycle.

Ciò significa che prima si inizia il versamento a un fondo pensione e maggiori saranno i rendimenti conseguiti, ottenendo un assegno pensionistico integrativo più sostanzioso.

Un tempo lungo a disposizione, inoltre, permette di ridurre l’importo degli accantonamenti mensili rispetto a quelli necessari ai soggetti in età avanzata, che dunque hanno a disposizione un periodo per l’accumulo minore, per raggiungere il medesimo importo della pensione integrativa. Insomma, prima si inizia, minore sarà il peso dell’accantonamento sul proprio bilancio personale o familiare.

Ricordiamo, infine, che i soggetti aderenti possono iscrivere anche i familiari fiscalmente a carico alla previdenza complementare, contribuendo attivamente a costruire il loro futuro pensionistico.

Leggi anche il nostro approfondimento Perché i giovani dovrebbero aderire a un fondo pensione

Perché conviene il Fondo Priamo?

Tra le forme di previdenza complementare, quella che risulta essere più vantaggiosa per i lavoratori dipendenti è il fondo pensione negoziale.

Si tratta principalmente di soggetti istituiti nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale o aziendale.

Dunque, alcuni CCNL o accordi aziendali prevedono l’adesione e la contribuzione a un fondo pensione per i lavoratori di quel settore.

Il Fondo Priamo, in particolare, è un fondo negoziale riservato ai lavoratori dipendenti addetti ai servizi di Trasporto Pubblico e ai lavoratori dei settori affini, addetti agli impianti di trasporto a fune, personale marittimo, settore della logistica, trasporto merci, noleggio di autobus con conducente.

I fondi negoziali come Priamo rappresentano la scelta più conveniente per il lavoratore perché:

  • si può destinare il TFR al fondo in modo che venga investito e generi una rendita, anziché lasciarlo in azienda;
  • nel lungo periodo i rendimenti del TFR investito in un fondo pensione superano in genere la rivalutazione del TFR lasciato in azienda;
  • a fronte di un contributo proprio del lavoratore, l’adesione al fondo pensione dà diritto al contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro;
  • un fondo multicomparto come Priamo consente di scegliere tra diverse linee di investimento a seconda delle esigenze dell’aderente in termini di rapporto rischio/rendimento e dell’orizzonte temporale a disposizione;
  • i costi sono più contenuti rispetto alle altre forme di previdenza complementare, poiché i fondi come Priamo non hanno scopo di lucro e operano nell’esclusivo interesse dei soggetti aderenti.
  • inoltre, come già visto, in caso di adesione al fondo pensione è possibile fruire di un trattamento fiscale di favore, che mostra i suoi benefici sin dalla fase di contribuzione e si estende fino alla fase finale di prestazione.

Va evidenziato, inoltre, che il Fondo Priamo è uno strumento utile a far fronte anche alle esigenze che l’aderente dovesse avere nel corso dell’intero periodo associativo, che potranno essere supportate attraverso l’accesso alle prestazioni.

Il lavoratore aderente può, infatti, chiedere un’anticipazione parziale del proprio capitale accumulato nel Fondo (e non solo sul TFR) per i seguenti motivi:

  • spese sanitarie, per un importo non superiore al 75%, a seguito di gravissime condizioni riguardanti se stesso, il coniuge o i figli, riconosciute dalle strutture pubbliche competenti. La richiesta può essere effettuata in qualsiasi momento;
  • acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o per i propri figli, per un importo non superiore al 75%, dopo almeno otto anni dall’iscrizione a una qualsiasi forma di previdenza complementare;
  • ulteriori esigenze, per un importo non superiore al 30%, se è iscritto da almeno otto anni a qualsiasi forma di previdenza complementare.

Le anticipazioni percepite dal lavoratore possono essere reintegrate successivamente, opzione questa fortemente consigliata al fine di non andare a intaccare il capitale accantonato nella fase di accumulo e giungere al pensionamento con un montante adeguato a consentire un tenore di vita consono a far fronte alle future esigenze.

Per ulteriori informazioni vai alla nostra pagina dedicata I vantaggi dell’adesione

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