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Chi sono gli investitori istituzionali

In un mondo globalizzato, interconnesso e con mercati finanziari sui quali si scambiano prodotti e servizi anche molto complessi, gli investitori istituzionali ricoprono un ruolo fondamentale: supportano e affiancano coloro che intendono raggiungere degli obiettivi di investimento, utilizzando le proprie esperienze e competenze in materia.

In questo articolo vedremo chi sono e che cosa fanno gli investitori istituzionali, a partire dalla loro definizione.

Analizzeremo, poi, tutte le tipologie di investitori istituzionali presenti in Italia, in modo da rilevare anche le relative differenze.

Infine, vedremo quali sono le caratteristiche e le finalità dell’investitore istituzionale dedicato a uno degli obiettivi di risparmio più importanti nella vita di una persona: il risparmio previdenziale.

Definizione di investitori istituzionali

Gli investitori istituzionali sono intermediari che si occupano di investire in tutto o in parte il patrimonio di un soggetto che si trova in una condizione di surplus finanziario. In buona sostanza, chi si affida a un investitore istituzionale non opera direttamente sui mercati, ma lo fa per il tramite dell’intermediario.

Questo può comportare una serie di vantaggi, tra i quali segnaliamo innanzitutto:

  • competenze e conoscenze approfondite di mercati complessi, che l’investitore da solo non può acquisire al medesimo livello, poiché si tratta di caratteristiche professionali;
  • possibilità di accedere a forme di investimento altrimenti precluse al singolo investitore. Si pensi ad esempio a quote di prodotti che hanno prezzi unitari elevati e che non consentirebbero a un piccolo risparmiatore di investirvi.

Gli intermediari finanziari sono, infatti, operatori economici che esercitano in modo continuativo e professionale l’attività di investimento, in valori mobiliari o immobiliari, di rilevanti risorse finanziarie.

Dunque, forti di professionalità e di una consistente base di risparmiatori, gli intermediari riescono a movimentare ampie masse di liquidità per raggiungere obiettivi comuni di investimento.

In Italia, gli investitori istituzionali sono:

  • banche;
  • assicurazioni;
  • fondi pensione;
  • Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR), che si suddividono in fondi comuni di investimento e Società di Investimento a Capitale Variabile (Sicav);
  • Società di Gestione del Risparmio (SGR);
  • Società di Intermediazione Mobiliare (SIM);
  • Enti pubblici.

L'attività svolta dall'investitore istituzionale può derivare da un mandato specifico, pertanto l'investimento avviene su base collettiva (come vedremo negli OICR e nei fondi pensione negoziali), oppure può derivare dall'intermediazione per conto del singolo cliente (ad esempio attraverso le polizze vita delle compagnie assicurative).

Tipologie di investitori istituzionali

Poiché, come abbiamo visto, gli investitori istituzionali sono di diversi tipi e hanno finalità differenti, andremo ora ad approfondirli uno per uno, precisando che spesso si tratta di soggetti interconnessi (ad esempio, le SGR possono istituire fondi comuni e/o fondi pensione).

Banche

Le banche di investimento, le banche d’affari, ma anche le banche commerciali (per intenderci, “la filiale sotto casa” presso cui abitualmente apriamo i nostri conti corrente), sono investitori istituzionali abilitati a impiegare i risparmi dei clienti che ne fanno richiesta su molteplici strumenti.

Al contempo, le banche possono fornire servizi di consulenza e opportunità di finanziamento sia ai privati che alle imprese (la cosiddetta clientela "business").

Assicurazioni

Le compagnie assicurative ricoprono questo ruolo reinvestendo i capitali raccolti attraverso le polizze, impiegandoli in diverse categorie di strumenti finanziari.

Come nel caso delle banche, anche le assicurazioni possono offrire servizi di consulenza.

Fondo Comune di Investimento

I fondi comuni di investimento rientrano nella categoria degli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) e sono detti veicoli di investimento.

Hanno la funzione di riunire le risorse finanziarie di una pluralità di risparmiatori in un unico patrimonio indifferenziato, che viene poi investito in attività finanziarie.

Il patrimonio viene suddiviso in quote di uguale valore che garantiscono i medesimi diritti a tutti i partecipanti. Le quote sono assegnate a ciascuno in proporzione al proprio conferimento, che può avvenire sotto forma di strumenti finanziari, crediti, liquidità o altri beni dei partecipanti.

Società di Investimento a Capitale Variabile (SICAV)

Le SICAV sono anch’esse OICR, ma in questo caso si tratta di società per azioni; dunque i risparmiatori possono investire acquistando i titoli azionari.

Gli investitori diventano dunque azionisti ed entrano in un sistema aperto, nel quale è sempre possibile entrare sottoscrivendo le azioni o uscire chiedendone il rimborso.

Società di Gestione del Risparmio (SGR)

Sono società per azioni autorizzate a operare nella gestione collettiva del risparmio, ad esempio l’istituzione dei già citati fondi comuni d'investimento, la gestione di portafogli individuali o l’istituzione di fondi pensione.

Inoltre, anche le SGR possono offrire servizi di consulenza, come banche e assicurazioni.

Società di Intermediazione Mobiliare (SIM)

Le SIM sono anch’esse società per azioni e rappresentano l’evoluzione dei vecchi agenti di cambio. Si tratta di società autorizzate a offrire servizi di consulenza e investimento per conto dei propri clienti.

Tendenzialmente, la differenza con le SGR sta nel fatto che queste ultime possono gestire i risparmi anche a livello collettivo (ad esempio attraverso i fondi comuni), mentre le SIM operano con i singoli clienti.

Enti pubblici

In questo caso si tratta di istituzioni pubbliche (ad esempio la Cassa Depositi e Prestiti), o altri Enti pubblici che investono su questioni di interesse e rilevanza nazionale. Si tratta di entità statali che operano nell’interesse dell’economia del proprio Paese.

Come abbiamo visto, si tratta di soggetti molto interconnessi fra loro. Spesso le differenze sono labili e taluni investitori istituzionali possono creare (o operare attraverso) altri investitori istituzionali.

Fondi pensione e risparmio previdenziale

Le diverse forme di previdenza complementare, fra cui figurano i fondi pensione negoziali, sono un ottimo esempio per chiarire sia l’interconnessione fra investitori istituzionali, sia l’importanza di affrontare un investimento avendo ben chiari i propri obiettivi di investimento.

Partiamo dalle diverse forme di previdenza complementare:

  • i fondi pensione negoziali, o chiusi, sono investitori istituzionali costituiti da associazioni datoriali e sindacali, senza scopo di lucro e legati a specifici CCNL;
  • i fondi pensione aperti sono accessibili a tutti e sono istituiti da banche, assicurazioni, SIM o SGR (in questo caso, a scopo di lucro);
  • i piani pensionistici individuali sono contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziali (fanno dunque capo alle compagnie assicurative).

Dunque, anche in questo caso abbiamo investitori istituzionali che possono costituire altre tipologie di investitori istituzionali.

Veniamo, infine, all’obiettivo di risparmio. Infatti, l’investitore istituzionale da coinvolgere nei propri investimenti deve essere individuato anche sulla base degli obiettivi per cui si sceglie di risparmiare e di investire il proprio denaro (una casa, un viaggio, gli studi per i propri figli, la pensione integrativa, ecc.).

Nel caso in cui la propria finalità sia di tipo previdenziale, occorre avere ben presente che i fondi pensione negoziali rappresentano un pilastro del sistema pensionistico italiano e che essi offrono agli iscritti numerosi vantaggi.

Se il risparmiatore intende dedicare parte del proprio patrimonio alla previdenza, dunque, l’adesione a un fondo pensione negoziale rappresenta la scelta migliore poiché consente l’accesso a un trattamento fiscale di favore rispetto alle altre tipologie di investimento e, nel caso di fondi negoziali come Priamo, anche a interessanti opportunità in termini di contributi e di costi di gestione.

Invitiamo a leggere anche il nostro approfondimento Perché i giovani dovrebbero aderire a un fondo pensione.

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