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Finanza comportamentale: cos'è e perché è importante

La finanza comportamentale è una branca di studio, relativamente recente, che spiega i fenomeni psicologici alla base di scelte finanziarie individuali e collettive, che in alcuni casi possono rivelarsi irrazionali e anche potenzialmente dannose.

In questo articolo vedremo cos’è la finanza comportamentale e perché è importante conoscere i meccanismi mentali alla base delle scelte finanziarie.

Parleremo, poi, di come applicare le scoperte in questo campo per una più corretta e razionale gestione di risparmi e investimenti.

Infine, scopriremo in che modo la conoscenza della finanza comportamentale può supportare l’individuo nelle proprie scelte previdenziali.

Cos’è la finanza comportamentale?

Per comprendere compiutamente di cosa si tratta, partiamo dalla definizione di finanza comportamentale fornita da Borsa Italiana:

“Con il termine finanza comportamentale si indica quella branca degli studi economici che indaga i comportamenti dei mercati finanziari includendo nei propri modelli i principi di psicologia legati al comportamento individuale e sociale.”

Psicologia, emozioni e condizionamenti sociali sono dunque alla base di scelte finanziarie individuali e/o collettive. Questo comporta il rischio di prendere decisioni che non si basino su informazioni complete e neutre e su criteri razionali.

L’applicazione della psicologia alle scelte finanziarie ha preso avvio negli anni '70 del 1900, con le ricerche degli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky e dell'economista Robert J. Shiller, tutti vincitori di Nobel per l’economia.

I ricercatori hanno dimostrato che i mercati finanziari non sono un ambito perfettamente razionale, poiché sono condizionati da scelte generate dalle emozioni e dal subconscio degli investitori.

A queste teorie si è poi aggiunta quella dell'economista Richard Thaler, premio Nobel anch’egli, che afferma la necessità di una “spinta gentile” (nudge) per orientare risparmiatori e investitori ad adattare comportamenti utili a fare scelte più razionali, liberandosi almeno in parte dall’emotività.

Finanza comportamentale e obiettivi di risparmio

Definire in modo chiaro i propri obiettivi di risparmio (pensione, una nuova casa, gli studi dei figli, ecc.), rappresenta il primo passo per adottare le strategie di investimento più adatte a raggiungerli, ma non è sufficiente; in questo, la finanza comportamentale può diventare un ausilio prezioso per i singoli investitori.

I nostri comportamenti errati, infatti, possono essere dettati da diversi fattori, in grado di agire singolarmente o in combinazione tra di loro.

I principali sono:

  • emozioni, quali paura o avidità, che possono portare l’investitore a evitare qualsiasi rischio, precludendosi molteplici opportunità, oppure a lanciarsi in imprese molto rischiose in cambio di enormi promesse di guadagno, che possono condurre a perdere tutti i propri risparmi;
  • informazioni troppo superficiali o addirittura non veritiere, che non consentono di leggere appieno la realtà, considerando che le notizie finanziarie sono di complessa comprensione e gestione, dunque richiederebbero sempre uno sguardo professionale;
  • bias cognitivi, come la ricerca delle sole conferme rispetto alle proprie convinzioni;
  • avversione alle perdite, poiché il denaro che si possiede appare sempre più prezioso di quello che si potrebbe ottenere, anche a parità di valore;
  • inefficienze del mercato, che può muoversi anche collettivamente su scelte irrazionali, si pensi alla famigerata crisi del 1929 con la contagiosa corsa agli sportelli bancari.

Ecco che, anche in presenza di una corretta pianificazione finanziaria, con l’impiego di strumenti finanziari adeguati agli obiettivi di risparmio, può accadere di fare investimenti o disinvestimenti sull’onda dell’emotività, delle notizie di stretta attualità, di timori infondati propagati da fake news o informazioni incomplete.

La consapevolezza portata dalla finanza comportamentale può dunque diventare un prezioso supporto culturale a protezione del proprio patrimonio.

Leggi anche il nostro articolo Bias di conferma e scelte finanziarie: quali sono i rischi?.

Finanza comportamentale e previdenza integrativa

Per chiarire meglio i concetti finora esposti, parliamo di un obiettivo di risparmio in particolare: la pensione e, più nello specifico, la previdenza complementare.

Quello della pensione è un obiettivo piuttosto chiaro e che, a livello teorico, dovrebbe riguardare l’intera platea dei risparmiatori.

Si tratta di un progetto che guarda a un futuro lontano, soprattutto per chi sceglie ad esempio di aderire a una forma di previdenza complementare, come un fondo pensione negoziale, fin dal primo impiego, o addirittura per conto di figli minorenni che ancora non lavorano.

Infatti avere davanti a sé un arco temporale lungo, o molto lungo, consente di ottimizzare la propria presenza nel fondo, ad esempio adottando una strategia di adozione di strumenti finanziari più rischiosi e potenzialmente redditizi nei primi anni, per poi via via abbassare il livello di rischio con l’avvicinamento alla pensione.

Su questo fronte, la finanza comportamentale spiega che il nostro aderente potrebbe compiere scelte irrazionali che non tengono conto dell’orizzonte temporale lungo, magari per un temporaneo calo dei rendimenti sui mercati finanziari oppure per notizie particolarmente negative apparse sui media. Queste motivazioni, ignorando il lungo periodo in cui si opera, possono portare a scelte di riscatto o di spostamento dei fondi su comparti meno rischiosi, con il solo risultato certo di consolidare le proprie perdite.

Per questo motivo, la consapevolezza offerta dalla finanza comportamentale consente di essere più fermi e “solidi” nelle proprie scelte, ma anche nell’affidarsi al fondo pensione, confidando nelle competenze e strategie messe in campo da un’organizzazione fortemente regolamentata, che conta su professionisti specializzati e che investe seguendo linee guida trasparenti e ben precise.

Leggi anche il nostro articolo Come ottenere il massimo dal proprio fondo pensione.

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