Perché molti lavoratori non aderiscono alla previdenza complementare? Nonostante le difficoltà del sistema pensionistico pubblico e la crescente importanza di costruirsi una pensione integrativa, sono tante le lavoratrici e tanti i lavoratori che scelgono di non aderire a una forma di previdenza complementare.
Perché? Alla base di questa scelta ci sono spesso falsi miti, preconcetti o semplicemente una scarsa informazione e conoscenza di questioni previdenziali e finanziarie.
In questo articolo vedremo e “smonteremo” 10 falsi miti che impediscono a molti risparmiatori di avviare un percorso previdenziale efficace e sostenibile.
Parleremo di temi come costi, rendimenti, tempi, flessibilità e rischi, ma anche di “quanto serve” davvero per iniziare e di come funziona la disponibilità del capitale investito.
L’obiettivo? Offrire una panoramica chiara e accessibile che aiuti lavoratrici e lavoratori a capire perché la previdenza complementare rappresenta la scelta giusta per avviare il proprio progetto di risparmio previdenziale e come usarla al meglio per far sì che il proprio domani sia più sereno.
In Italia, in molte fasce della popolazione, è ancora diffusa la convinzione che la pensione pubblica sia sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato una volta conclusa l’attività lavorativa. Tale convinzione, tuttavia, non tiene conto dei profondi cambiamenti demografici, economici e normativi che hanno interessato, e continuano a interessare in modo massiccio, il sistema previdenziale nel corso degli ultimi decenni.
L’invecchiamento della popolazione, il calo della natalità e l’aumento della frammentazione delle carriere lavorative stanno infatti progressivamente mettendo sotto pressione il sistema pubblico, fondato sul principio della ripartizione, secondo cui i contributi versati dai lavoratori attivi finanziano le pensioni in pagamento. Un meccanismo che, se già oggi risulta fragile, rischia di diventare sempre più insostenibile negli anni a venire.
Le riforme previdenziali susseguitesi nel tempo hanno inoltre introdotto il metodo contributivo, che lega in maniera diretta l’importo della pensione all’ammontare dei contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa. Di conseguenza, carriere discontinue, rapporti di lavoro precari e retribuzioni contenute possono tradursi in trattamenti pensionistici pubblici potenzialmente inadeguati a vivere la vecchiaia in modo sereno.
La previdenza complementare nasce proprio per rispondere a questi profondi mutamenti e alle crescenti difficoltà del sistema pubblico, con l’obiettivo di aiutare gli aderenti a costruire una pensione integrativa rispetto a quella INPS.
Le recenti disposizioni normative, come la misura introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 che consente di cumulare i contributi della previdenza complementare con quelli del sistema pubblico per accedere alla pensione anticipata, confermano il riconoscimento istituzionale della necessità di affiancare strumenti integrativi al primo pilastro.
In conclusione, fare affidamento esclusivo sulla pensione pubblica espone al concreto rischio di una significativa riduzione del reddito disponibile in età avanzata.
Un altro luogo comune riguarda l’idea che i fondi pensione siano strumenti destinati esclusivamente a chi dispone di un reddito elevato. In realtà, la previdenza complementare è stata concepita per offrire a lavoratrici e lavoratori la possibilità di costruire una pensione integrativa indipendentemente dalla propria disponibilità finanziaria, anche attraverso versamenti sostenibili e flessibili.
I fondi pensione prevedono infatti soglie di accesso molto basse e consentono di definire liberamente l’entità e la frequenza dei contributi, adattandosi così alle diverse condizioni economiche individuali.
Ad esempio, nel caso dei fondi pensione negoziali, il lavoratore può aderire versando al fondo pensione anche solo il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), senza intaccare il reddito disponibile. In aggiunta a questo, può scegliere volontariamente di attivare la contribuzione a proprio carico, destinando una percentuale (anche minima) della retribuzione mensile alla previdenza complementare, ottenendo così il diritto all’erogazione di un contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro, con un significativo vantaggio in termini di capitale accumulato.
Un ulteriore beneficio è rappresentato dal trattamento fiscale agevolato: i contributi versati al fondo pensione sono infatti deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro annui, generando un risparmio fiscale immediato.
La previdenza complementare, pertanto, non rappresenta un’opzione riservata a pochi, ma una soluzione accessibile, flessibile e vantaggiosa per un’ampia platea di lavoratori, in particolare per le lavoratrici e i lavoratori che scelgono di aderire a un fondo pensione negoziale.
È opinione diffusa che, in assenza di un’adesione precoce, entrare in un fondo pensione in età più avanzata sia inutile o persino svantaggioso. In realtà, non esiste un’età “corretta” per iniziare a costruire una pensione integrativa: ogni fase della vita lavorativa può rappresentare un’opportunità utile per avviare un piano di previdenza complementare.
Chi inizia a contribuire in giovane età potrà certamente beneficiare più a lungo dell’effetto della capitalizzazione e dell’interesse composto. Tuttavia, anche chi aderisce in età adulta o chi si avvicina all’età pensionabile può trarre grandi vantaggi dall’adesione, sia sotto il profilo fiscale che in termini di accumulo di un capitale integrativo. Le recenti modifiche normative, come già evidenziato, consentono inoltre il cumulo tra contributi pubblici e complementari per l’accesso alla pensione anticipata, ampliando le possibilità anche per chi aderisce in una fase più matura della propria vita.
In molti casi, è possibile effettuare versamenti volontari una tantum o destinare al fondo pensione il TFR già maturato presso l’azienda, contribuendo così a incrementare rapidamente il montante accumulato. Va anche ricordato che l’iscrizione al fondo pensione negoziale può proseguire anche dopo il pensionamento, ad esempio per beneficiare ulteriormente della fiscalità agevolata. In particolare, la tassazione sulla prestazione integrativa è pari al 15%, ma può ridursi fino al 9% grazie a una riduzione dello 0,30% per ogni anno di permanenza nel fondo oltre il quindicesimo.
In definitiva, la scelta di aderire alla previdenza complementare può risultare vantaggiosa in qualsiasi momento, a condizione di valutare attentamente la propria situazione previdenziale e le soluzioni disponibili.
Un'altra convinzione diffusa è che i fondi pensione siano strumenti ad alto rischio, simili agli investimenti speculativi. In realtà, la normativa italiana impone regole molto severe per la gestione dei fondi pensione. Gli investimenti devono essere diversificati e orientati alla prudenza, con l'obiettivo di tutelare il capitale degli aderenti e generare una crescita stabile e sostenibile dello stesso nel lungo periodo.
Esistono diverse linee (o comparti) di investimento, che spaziano dal profilo più prudente (obbligazionario) al più dinamico (azionario). Ogni aderente ha la possibilità di scegliere il comparto più adatto alla propria propensione al rischio e all'orizzonte temporale a disposizione, in modo da soddisfare le proprie esigenze specifiche, e può cambiare la scelta fatta per assicurarsi che risponda al meglio alle proprie necessità.
Storicamente, i fondi pensione hanno dimostrato una buona resilienza anche nei periodi di volatilità dei mercati, grazie proprio alla diversificazione degli investimenti e a una gestione professionale e morigerata. Sebbene esista sempre un certo grado di rischio, come in qualsiasi forma di investimento, nel caso dei fondi pensione questo è strettamente controllato e mitigato dalle normative di settore.
Per approfondire questo aspetto, è possibile consultare la guida "Come vengono investiti i contributi dal Fondo Pensione".
Infine, occorre ricordare che la vigilanza della COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) garantisce la trasparenza e la correttezza nella gestione dei fondi, assicurando che le normative vengano rispettate e che i fondi siano gestiti in modo appropriato.
Molti temono che aderire a un fondo pensione significhi "congelare" i propri risparmi fino al raggiungimento dell'età pensionabile, senza la possibilità di accesso anticipato. Tuttavia, la normativa prevede diverse circostanze in cui è possibile prelevare, in tutto o in parte, il capitale accumulato prima del pensionamento.
In particolare, è possibile richiedere un’anticipazione fino al 75% del capitale per spese sanitarie legate a gravi problemi di salute (sia dell'aderente che del coniuge o dei figli) oppure per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa (sia propria che dei figli). È possibile anche ottenere un’anticipazione fino al 30% per altre esigenze personali. Nel caso dell’acquisto della prima casa o di altre esigenze, è necessario essere iscritti alla previdenza complementare da almeno 8 anni.
Inoltre, in caso di perdita del lavoro, invalidità o decesso, sono previsti ulteriori casi di riscatto totale o parziale del capitale accumulato. Queste disposizioni rendono la previdenza complementare uno strumento flessibile, in grado di adattarsi anche a situazioni impreviste della vita.
Un altro falso mito riguarda i costi di gestione dei fondi pensione, che spesso vengono percepiti come elevati e in grado di erodere i rendimenti maturati. Tuttavia, i costi dei fondi pensione italiani sono tra i più bassi nel panorama degli strumenti di investimento collettivo, grazie alla regolamentazione rigorosa e alla concorrenza tra gli operatori.
Per verificare l’incidenza dei costi, è possibile utilizzare l'indicatore sintetico dei costi, che stima i costi complessivi di partecipazione a una forma pensionistica complementare, permettendo di effettuare comparazioni tra le diverse opzioni a disposizione.
In particolare, i fondi negoziali presentano costi di gestione molto contenuti, poiché sono enti senza scopo di lucro che operano nell’esclusivo interesse degli aderenti.
Per esempio, nei fondi pensione negoziali i costi della quota associativa annua sono decisamente inferiori rispetto alla media delle altre forme di previdenza complementare (fondi aperti e PIP), come desumibile dalla Nota Informativa nella sezione “scheda costi” comparativa, consultabile nella sezione documenti sul sito del Fondo.
Entrando ancor più nello specifico, parlando del Fondo Priamo, segnaliamo che:
Queste operazioni sono state rese possibili grazie ad una costante attività di ottimizzazione dei costi di gestione che si traduce con sempre maggiori tutele espresse per gli aderenti.
Sebbene sia sempre importante leggere attentamente la documentazione informativa e valutare il rapporto tra costi e benefici, soprattutto nel caso dei fondi pensione negoziali il timore di costi eccessivi è dunque infondato.
La previdenza complementare può apparire complessa a chi non ha familiarità con il mondo della finanza, ma la normativa prevede elevati standard di trasparenza e informazione.
Ogni fondo pensione è obbligato a fornire una nota informativa chiara e aggiornata, che include simulazioni personalizzate e una proiezione certificata della rendita futura. Inoltre, spesso sono disponibili guide, FAQ con informazioni generali e la possibilità di contattare direttamente il fondo per chiarimenti.
Negli ultimi anni, i processi di adesione, versamento e riscatto sono stati semplificati anche grazie alla digitalizzazione, rendendo più facile l'accesso e la gestione. La possibilità di scegliere tra diverse linee di investimento e di modificare la propria scelta nel tempo offre maggiore flessibilità.
Con un minimo di informazione e il supporto di consulenti altamente qualificati, come quelli messi a disposizione dai fondi, chiunque può comprendere le basi della previdenza complementare e sfruttare i vantaggi di questo strumento per la propria sicurezza finanziaria futura.
Molti ritengono che investire in immobili o in altri strumenti finanziari possa essere più vantaggioso rispetto alla previdenza complementare. Tuttavia, questi strumenti non offrono le stesse tutele, agevolazioni fiscali e opportunità previste per i fondi pensione.
Come anticipato, i contributi versati ai fondi pensione sono deducibili dal reddito, con un'immediata riduzione della tassazione. I rendimenti maturati sono tassati con un'aliquota agevolata, inferiore a quella applicata ad altri strumenti finanziari.
Inoltre, il capitale accumulato nei fondi pensione è impignorabile e insequestrabile. Al contrario, l'investimento immobiliare comporta rischi di svalutazione, costi di gestione e scarsa liquidità, mentre gli altri strumenti finanziari potrebbero essere soggetti a forti oscillazioni di mercato, senza le protezioni previste dalla normativa sulla previdenza complementare.
I fondi pensione, quindi, rappresentano una soluzione specifica per la finalità pensionistica, con vantaggi e un sistema di tutela dell’aderente estremamente difficile da replicare con altri strumenti.
Per approfondire, consigliamo la lettura del nostro articolo I vantaggi di un fondo pensione rispetto ad altri investimenti.
Un timore diffuso è che, cambiando lavoro o settore di occupazione, si perdano i contributi versati nel fondo pensione. In realtà, la normativa garantisce la piena portabilità delle posizioni previdenziali: è sempre possibile trasferire un fondo pensione a un altro, senza penalizzazioni né costi aggiuntivi sul capitale accumulato.
Questo vale sia per i fondi negoziali che per quelli aperti e per i PIP. Il trasferimento può avvenire anche in caso di passaggio da lavoro dipendente ad autonomo, o viceversa. La flessibilità del sistema consente di adattare la propria posizione previdenziale alle evoluzioni della carriera, mantenendo sempre il controllo sui propri risparmi.
Molti pensano che i fondi pensione offrano rendimenti deludenti rispetto ad altre forme di investimento. In realtà, sebbene l’andamento passato non sia necessariamente indicativo di quello futuro, i dati storici mostrano che i fondi pensione hanno ottenuto, nel lungo periodo, rendimenti superiori rispetto alla rivalutazione del TFR lasciato in azienda e in linea con le aspettative di mercato, soprattutto con riferimento alle linee dal maggior profilo azionario.
La gestione professionale, la diversificazione degli investimenti e la vigilanza della COVIP contribuiscono a mantenere un equilibrio tra rendimento e protezione del capitale investito. Inoltre, i vantaggi fiscali aumentano il rendimento effettivo per l’aderente.
È fondamentale inoltre ricordare che la previdenza complementare è pensata specificamente per l’orizzonte di lungo periodo: un arco temporale in cui le oscillazioni di breve termine dovrebbero essere assorbite dalla durata dell’investimento. Confrontare i rendimenti dei fondi pensione con quelli di strumenti speculativi è fuorviante: la finalità previdenziale richiede un approccio prudente, ma non per questo meno efficace.
Dall’analisi di questi dieci “falsi miti” emerge con chiarezza che i principali ostacoli percepiti in merito all’adesione alla previdenza complementare in Italia sono legati a convinzioni errate o a timori infondati che hanno una radice comune: una scarsa conoscenza della materia.
Dunque, dotarsi di una buona cultura finanziaria e previdenziale offre a lavoratrici e lavoratori una “cassetta degli attrezzi” che li aiuterà a costruire un progetto previdenziale solido e adeguato alle proprie esigenze future.
Ed è proprio questo uno degli obiettivi che Fondo Priamo persegue con il suo blog, pensato per fornire agli utenti informazioni chiare e semplici in grado di avvicinare lavoratrici e lavoratori a temi che, spesso, vengono percepiti come “lontani” e “complicati”.
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