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Legge di Bilancio 2023: come cambiano le pensioni

La Legge di Bilancio 2023, approvata il 29 dicembre 2022, è intervenuta anche sul nodo delle pensioni, con una serie di provvedimenti concentrati sulle opportunità di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, in attesa di una revisione integrale e strutturale del sistema pensionistico del nostro Paese.

In questo articolo vedremo quali sono le conferme e le proroghe di opzioni già presenti nel nostro ordinamento, a partire dai requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia e la loro estensione ai cosiddetti “lavoratori giovani”. Passeremo poi alle importanti novità su Opzione donna, che ne restringono in modo importante il raggio di azione, per arrivare ai requisiti richiesti per l’Ape sociale, confermata anch’essa per tutto il 2023.

Vedremo, infine, come funziona e a chi è rivolta la nuova Quota 103 e quali sono le opportunità riservate in tema di pensionamento anticipato a chi sceglie di aderire a un fondo pensione.

Pensione di vecchiaia: confermati i 67 anni

Partiamo dalla conferma dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia. Anche nel 2023, come avviene dal 2012, per andare in pensione occorre avere:

  • 67 anni di età anagrafica;
  • 20 anni di anzianità contributiva.

Il limite minimo di 67 anni permarrà fino a tutto il 2024.

In mancanza del requisito minimo contributivo, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia se il lavoratore possiede i seguenti requisiti:

  • 71 anni di età anagrafica;
  • 5 anni di anzianità contributiva effettiva, dunque non contano i contributi figurativi (ad esempio quelli che riguardano il congedo di maternità oppure i permessi 104).

I requisiti sopra illustrati, 67 anni di età e 20 di contributi oppure 71 anni di età e 5 di contributi, riguardano anche i “lavoratori giovani”, quelli cioè che hanno iniziato l’attività lavorativa a partire dal 1° gennaio 1996.

Tuttavia, per accedere alla prestazione a 67 anni l’assegno non deve essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (cifra pari a 755 euro per il 2023). Se non si raggiunge questa cifra, infatti, occorre attendere il compimento dei 71 anni.

Leggi anche il nostro approfondimento Che cosa sono i contributi figurativi

Opzione donna

La legge di Bilancio 2023 conferma anche Opzione donna, la formula di pensionamento anticipato riservata alle lavoratrici, che non rappresenta una misura strutturale e il cui rinnovo viene valutato di anno in anno.

Per il 2023, tuttavia, questa opportunità si restringe e viene concessa soltanto a tre categorie di lavoratrici:

  • licenziate o dipendenti di aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero;
  • con disabilità pari ad almeno il 74%;
  • caregiver, da almeno 6 mesi, di persone con disabilità in situazione di gravità.

Dunque soltanto le lavoratrici che si trovano in queste situazioni possono anticipare il momento della pensione, in presenza di almeno 35 anni di contributi versati.

Cambiano anche le regole relative al requisito anagrafico minimo per l’accesso alla pensione:

  • 58 anni per coloro che hanno avuto almeno 2 figli;
  • 59 anni per chi ha 1 solo figlio;
  • 60 anni per le donne senza figli.

Ape sociale

Anche le regole relative all’Ape sociale (Anticipo Pensionistico) vengono confermate e rimangono valide fino al 31 dicembre 2023. Rimane, quindi, la possibilità di anticipare la pensione a 63 anni (anziché 67) riservata ad alcune categorie specifiche di lavoratori.

L’Ape sociale non è un trattamento pensionistico vero e proprio, ma un’indennità riconosciuta per il periodo che intercorre tra il momento della sua richiesta e il raggiungimento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia.

Come detto, l’Ape sociale è una opzione concessa a particolari categorie:

  • disoccupati;
  • caregiver, cioè persone che da almeno 6 mesi si prendono cura di una persona non autosufficiente;
  • lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%.

Per farne richiesta occorre essere in possesso di due requisiti:

  • 63 anni di età anagrafica;
  • 30 anni di anzianità contributiva.

L’Ape sociale è estesa anche a coloro che esercitano un mestiere considerato gravoso. In questo caso, cambia il requisito contributivo, che sale a 36 anni.

Quota 103

Una delle novità della Legge di Bilancio 2023 è senz’altro Quota 103, che in ordine cronologico succede a Quota 100 e a Quota 102, in vigore rispettivamente nel triennio 2019-2021 e nel 2022.

Con Quota 103, i lavoratori hanno la possibilità di andare in pensione in anticipo se possiedono contemporaneamente i seguenti requisiti:

  • almeno 62 anni di età anagrafica;
  • almeno 41 anni di contributi.

In questo caso, il lavoratore ha tre diverse opzioni tra cui scegliere:

  • ignorare il diritto a Quota 103 e continuare a lavorare, versando i contributi fino al naturale raggiungimento dell’età pensionabile;
  • esercitare l’opzione e andare in pensione in anticipo;
  • certificare l’importo della pensione che otterrebbe accedendo a Quota 103, continuare a lavorare e ottenere un premio in busta paga.

Per quanto concerne quest’ultima opzione, è prevista una particolare procedura:

  • si determina l’assegno pensionistico in base ai conteggi di Quota 103;
  • il soggetto interessato continua a lavorare;
  • scatta l’esonero contributivo, che riguarda la quota dei contributi a carico del lavoratore (pari a circa il 9,19%).

Leggi anche il nostro articolo Flessibilità in uscita per le pensioni: quali sono le varie opzioni

Fondi pensione: l’opportunità della RITA

In attesa di una riforma integrale delle pensioni pubbliche, abbiamo visto in che modo la Legge di Bilancio 2023 sia intervenuta sulle opzioni di uscita anticipata riservata ai lavoratori in prossimità del pensionamento.

Chi sceglie di aderire alla previdenza complementare (ad esempio iscrivendosi al Fondo Priamo) ha un'opportunità in più e può richiedere un vero e proprio anticipo pensionistico.

Si tratta della cosiddetta RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), offerta ai lavoratori privati e pubblici iscritti alla previdenza complementare, in presenza di determinati requisiti:

  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 5 anni successivi alla richiesta;
  • maturazione del requisito contributivo di almeno 20 anni;
  • maturazione di cinque anni di partecipazione al Fondo.

La RITA è riconosciuta inoltre ai lavoratori che sono in possesso dei seguenti requisiti:

  • inoccupazione, successiva alla cessazione dell’attività lavorativa, per un periodo di tempo superiore a 24 mesi;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 10 anni successivi;
  • maturazione di cinque anni di partecipazione al Fondo.

In un clima di costante incertezza circa il momento in cui si potrà accedere alla pensione e circa l’importo che si andrà a incassare mensilmente, dunque, scegliere di aderire a un fondo pensione per sé, ma anche per i propri cari, comporta una tutela aggiuntiva e indubbi vantaggi, incluso l’anticipo pensionistico.

Leggi anche il nostro approfondimento I vantaggi dell'adesione esplicita al Fondo Pensione

Temi: Pensione

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